• Artrosi del ginocchio: colpito un italiano su due sopra i 65 anni

    L’artrosi è una malattia che colpisce, uomini e donne, generalmente il 50 % della popolazione sopra i 65-70 anni. In quanto malattia degenerativa, l’artrosi è una malattia che colpisce tutti, con una maggiore percentuale nei soggetti femminili: su dieci pazienti solo due sono di sesso maschile.artrosi del ginocchio: fisioterapista

    L’artrosi del ginocchio è causa di un dolore molto intenso e di deformità: questi due problemi rappresentano, per chi ne è affetto, una grave limitazione, al punto che il paziente cammina sempre di meno, si chiude in casa, sino all’annullamento della propria vita.
    L’artrosi è una malattia che colpisce, uomini e donne, generalmente il 50 % della popolazione al di sopra dei 65-70 anni. Sono in aumento, inoltre, i soggetti che, a causa di una condotta sportiva intensa, si ritrovano in questa situazione di degenerazione in età più giovanile, tra i 55 e i 65 anni, più frequentemente tra i maschi.

    Artrosi del ginocchio: il trattamento prechirurgico

    La risoluzione della problematica è impossibile se non si interviene chirurgicamente. Ma prima che questa malattia passi nelle mani del chirurgo, il paziente deve seguire una terapia come da malattia cronica degenerativa, attraverso l’uso di farmaci, la fisioterapia e appositi trattamenti medicamentosi infiltrativi. Questa comporta una riduzione dei sintomi, ma non la guarigione, perché al momento una terapia che faccia riprodurre la cartilagine, la cui mancanza causa l’artrosi, non c’è.

    “Dopo anni di trattamento non chirurgico con lo scopo di preservare la cartilagine”, spiega l’ortopedico Mario Manili Socio SIOT e Consulente presso il Centro Chirurgico Toscano di Arezzo e la Clinica Villa del Rosario di Roma, “il paziente chiede al chirurgo di  cambiare strategia. Purtroppo non è possibile intervenire subito con la protesi, perché queste hanno una durata di circa 20 anni, a seconda dell’uso che se ne fa. Si presuppone, quindi, che un intervento del genere a 70 anni non richiederà successivamente una revisione, mentre a 50 anni un successivo miglioramento è altamente probabile.

    Artrosi del ginocchio: i consigli 

    In quanto malattia degenerativa, l’artrosi è una malattia che colpisce tutti, con una maggiore percentuale nei soggetti femminili: su dieci pazienti solo due sono di sesso maschile. Questo perché le donne hanno l’osteoporosi, quindi una decalcificazione ossea, e questo connubio aumenta il dolore e quindi la richiesta d’intervento del medico.

    Per gli sportivi si consiglia di compensare l’eccessivo carico con degli atteggiamenti di protezione (ginnastica fuori carico, attività in acqua, stretching, preparazione al gesto sportivo) e una particolare attenzione al peso. E’ sconsigliabile intervenire precocemente con la protesi, utilizzare farmaci non ufficialmente riconosciuti, fare uso eccessivo di antiinfiammatori, che hanno un effetto ipertensivo e gastrolesivo.

    Fonte:Unilife.
  • La (dis)informazione sui vaccini: una sfida da vincere

    I vaccini sono fra le scoperte scientifiche più importanti per il genere umano, eppure continuano a essere guardati con sospetto da una parte dell’opinione pubblica. L’impatto delle vaccinazioni sulla riduzione della mortalità è secondo solo all’approvvigionamento di acqua potabile, e la prevenzione delle malattie limita i costi degli interventi di cura consentendo risparmi nell’ordine di miliardi nei Paesi in cui le malattie sono sotto controllo o debellate. L’immunizzazione di routine dei bambini è considerata uno degli invaccino2terventi più efficaci in materia di salute, perché, oltre a proteggere il singolo individuo, garantisce anche la cosiddetta “immunità di gregge”. Eppure, ormai da anni, si registra una ingiustificata e preoccupante resistenza di alcuni genitori, nonostante siano noti rischi derivanti dalle malattie prevenibili attraverso la vaccinazione e nonostante le rassicurazioni delle Autorità sanitarie sulla sicurezza e l’efficacia dei vaccini.

    La resistenza è in gran parte dovuta alle campagne anti-vaccino che imperversano sul web e su riviste e libri di discutibile valore scientifico. Tali fonti di (dis)informazione mettono in dubbio la sicurezza e il valore delle vaccinazioni, soprattutto quelle dei bambini. I social network sono un terreno di scambio di informazioni sulla saluteed è molto difficile orientarsi tra le tante notizie disponibili e distinguere quelle corrette da quelle create per generare confusione e per portare avanti interessi, che nulla hanno a che vedere con la salute dei cittadini.

    Recentemente, negli USA, una massiccia campagna di comunicazione contro la vaccinazione, condotta anche tramite il web con dei siti dedicati al tema, ha evidenziato che un numero sempre più alto di genitori si dichiara pronto a non garantire neanche la copertura vaccinale contro il morbillo e la pertosse esponendo così i propri figli a gravi rischi.

    Al fine di combattere questa disinformazione sul web, un team di ricercatori dell’Università di San Diego ha condotto un’analisi approfondita su 480 siti web impegnati in una campagna di informazione/comunicazione contro la vaccinazione.

    Il quadro che è emerso è allarmante anche in riferimento agli strumenti di persuasione utilizzati per manipolare l’informazione e orientare gli utenti verso altre forme di “protezione” della salute.

    Entrando nello specifico, emerge che in circa due terzi dei 480 siti web monitorati, sono presenti informazioni e dichiarazioni sulla pericolosità dei vaccini, e in una percentuale simile è molto accentuato il riferimento alla presunta correlazione fra autismo e utilizzo dei vaccini. Su questo ultimo aspetto, la ricerca ha dimostrato che non esiste alcuna evidenza scientifica di una correlazione fra i vaccini e l’autismo. In particolare, in oltre 15 anni di studi non è stato trovato alcun legame tra il vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia e i disturbi dello spettro autistico.

    Dall’analisi è inoltre emerso che il 28% di questi siti afferma falsamente che i vaccini sono inefficaci, mentre il 43% lancia allarmi su possibili effetti collaterali molto gravi quali ad esempio danni al cervello. La maggior parte dei siti (l’82%) afferma che le Autorità sanitarie non hanno a cuore il benessere dellapopolazione e molti incoraggiano la diffidenza verso le Istituzioni suggerendo addirittura che vi sia la complicità di molti medici e scienziati accreditati.

    In questi siti web è quasi impossibile trovare contenuti equilibrati, a giudicare dalla quantità dei commenti presenti, al di fuori di ogni rigore scientifico, dei più accesi sostenitori anti-vaccino.

    Un “caso studio” molto dibattuto in questa sorta di mondo parallelo è stato il post che Mark Zuckerberg ha pubblicato sul proprio profilo Facebook, a inizio gennaio, sull’imminente vaccinazione della figlia di due mesi. Questo messaggio (Doctor’s visit – time for vaccines!) ha riscosso un grande apprezzamento da parte di genitori e operatori sanitari, anche per il fatto di aver reso pubblica una scelta di carattere personale. Pur se esplicitamente non viene sostenuta la campagna a favore delle vaccinazioni, il post potrebbe incoraggiare i genitori a vaccinare i propri bambini, specialmente nella California del Nord, che rappresenta un focolaio del sentimento anti-vaccinazione e che ha registrato un alto tasso di crescita di malattie come il morbillo e la pertosse.

    Secondo lo studio “Vaccination Coverage Among Children in Kindergarten”, condotto in  49 Stati degli USA (più il District of Columbia) nell’anno scolastico 2013-2014, il tasso di copertura vaccinale è stato di circa il 95% e da ciò possiamo dedurre che la maggior parte dei genitori statunitensi approva ciò che Zuckerberg e sua moglie Priscilla Chan hanno fatto: vaccinare la propria figlia contro le malattie.

    Immediatamente dopo la pubblicazione del post, sui siti di riferimento del mondo anti-vaccino si è acceso il dibattito e il fondatore di Facebook, ridicolizzato al pari della moglie, è stato accusato di mettere a repentaglio la vita della figlia con argomenti propri della scienza spazzatura e ipotesi di complotto da parte di Big Pharma e CIA.

    Il fatto che il post di Zuckerberg abbia provocato discussioni così accese fa capire quanto siano allarmanti e pericolosi gli effetti dei movimenti anti-vaccini.

    Dal punto di vista della salute pubblica, tutto questo conta molto. La comunità scientifica deve essere consapevole di quali messaggi giungano ai genitori e degli strumenti e delle strategie di persuasione adottate, per poter fronteggiare questa disinformazione e rassicurare i cittadini con la forza delle evidenze scientifiche e dei dati che dimostrano in modo inequivocabile la sicurezza, l’efficacia e la qualità dei vaccini e la loro importanza nella prevenzione di malattie anche gravi. Ma non è così semplice.

    Infatti, uno studio pubblicato nel febbraio 2014 sulla rivista Pediatrics ha dimostrato che alcuni messaggi veicolati a sostegno delle vaccinazioni possono avere esattamente l’effetto opposto sui genitori resistenti, perché la comprensione passa attraverso la loro visione distorta. Lo studio è stato condotto su 1.759 genitori ed è emerso un reale “effetto boomerang” per le campagne a sostegno dei vaccini: i partecipanti allo studio che erano scettici lo sono diventati ancora di più dopo aver ricevuto le informazioni.

    Quindi la grande sfida che si presenta è riuscire a contrastare il propagarsi di questa diffidenza per le vaccinazioni, con un’informazione e una comunicazione autorevoli e fondate su evidenze scientifiche e dati oggettivi e con strategie di comunicazione e strumenti appropriati.

    L’Agenzia Italiana del Farmaco è da sempre attenta a queste tematiche e più volte si è espressa sull’importanza delle pratiche di immunizzazione, partendo dalla consapevolezza che la vaccinazione rappresenta anzitutto una conquista culturale e che è necessario essere in grado di comunicare questi contenuti scientifici a una platea sempre più ampia della popolazione.

    Fonte:Aifa.
  • Una notte di sonno aiuta il cervello a ricordare

    Una notte di sonno aiuta il cervello a ricordareAvere la possibilità di dormire per otto ore migliora la memoria di “riconoscimento”, ovvero quella che aiuta ad associare volti e nomi. Lo spiegano sulle pagine della rivistaNeurobiology of learining memory i ricercatori coordinati da Jeanne Duffy, neuroscienziata che si occupa di disturbi del sonno eritmi circadiani al Brigham and women’s Hospital di Boston.

    «Sappiamo che il sonno ha un effetto positivo su diversi tipi di memoria, ma ad oggi non ci sono dati chiari su quanto una notte di sonno possa influenzare la capacità di associare in modo corretto nuovi nomi e volti» spiega la ricercatrice che assieme ai colleghi ha coinvolto nello studio 14 giovani adulti. «Abbiamo mostrato ai partecipanti 20 fotografie di persone sconosciute e associato ad esse un nome» afferma Duffy, «dopo 12 ore abbiamo ripresentato due volte le foto e i nomi, una volta con l’associazione corretta e una sbagliata, chiedendo se gli abbinamenti fossero esatti».
    Il test è stato ripetuto per due volte: in un caso i partecipanti hanno avuto la possibilità di dormire per otto ore nelle 12 ore tra una visualizzazione delle foto e l’altra, mentre nel secondo caso tra una visualizzazione e l’altra era richiesto di restare svegli. E i dati dimostrano che dopo il sonno i partecipanti hanno abbinato in modo corretto facce e nomi con un miglioramento del 12 per cento rispetto a quando sono rimasti svegli.

    «La durata e la profondità del sonno non hanno influenzato le capacità di abbinare nomi e volti» spiega l’autrice sottolineando che servono altre ricerche per valutare se questi fattori sono importanti o meno. «Il sonno è fondamentale per imparare e fissare nuove informazioni» continua Duffy, «con l’invecchiamento il sonno tende ad essere meno prolungato e più disturbato e questo potrebbe creare problemi di memoria».

    Fonte: Dica33.

  • Influenza

    L’influenza è la principale causa di assenza dal lavoro e da scuola ed è ancora oggi la terza causa di morte in Italia per patologia infettiva

    Immagine raffigurante una ragazza con il raffreddore

    L’influenza è una malattia provocata da virus (del genere Orthomixovirus) che infettano le vie aeree (naso, gola, polmoni). È molto contagiosa, perché si trasmette facilmente attraverso goccioline di muco e di saliva, anche semplicemente parlando vicino a un’altra persona. I sintomi che all’inizio la caratterizzano possono essere molto variabili, dal semplice raffreddore al mal di testa, dall’infiammazione della gola alla bronchite, ai dolori osteo-articolari. Nei bambini si osservano più frequentemente vomito e diarrea, negli anziani debolezza e stato confusionale.

    L’influenza costituisce un importante problema di Sanità Pubblica a causa della ubiquità, contagiosità, e variabilità antigenica dei virus influenzali, dell’esistenza di serbatoi animali e delle possibili gravi complicanze. Frequente motivo di consultazione medica e di ricovero ospedaliero, e principale causa di assenza dal lavoro e da scuola, l’influenza è ancora oggi la terza causa di morte in Italia per patologia infettiva, preceduta solo da AIDS e tubercolosi.

    A ciò va aggiunto che i sintomi dell’influenza sono simili a quelli di molte altre malattie; pertanto termine “influenza” viene spesso impropriamente attribuito ad affezioni delle prime vie aeree, di natura sia batterica che virale; ciò porta a due risultati contrastanti: da una parte viene minimizzato il ruolo dell’influenza come causa di morbosità e mortalità e, dall’altra, il trattamento e l’ospedalizzazione di soggetti con malattie simili all’influenza portano ad aumento dei costi assistenziali e dei ricoveri impropri.

    In Italia, l’andamento stagionale delle Sindromi simili all’Influenza è rilevato attraverso la rete di medici sentinella Influnet.

    COME SI TRASMETTE

    L’influenza è una malattia molto contagiosa, che si trasmette facilmente attraverso goccioline di muco e di saliva, anche semplicemente parlando vicino a un’altra persona.
    La trasmissione può avvenire anche per per via indiretta attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie.

    I pazienti sono già contagiosi durante il periodo d’incubazione, prima della manifestazione dei sintomi.
    Una persona adulta può trasmettere il virus da 3 a 7 giorni dopo l’inizio della malattia.
    I bambini invece sono contagiosi più a lungo.

    L’influenza si diffonde più facilmente nelle collettività, quali quelle scolastiche, frequentate da ragazzi e giovani, che sono più suscettibili di contrarre l’infezione.
    Le persone adulte e gli anziani, oltre ad essere stati più esposti alla circolazione dei virus influenzali nelle passate stagioni epidemiche, hanno avuto anche modo di essere sottoposti più frequentemente a vaccinazione antinfluenzale.

    SINTOMI E SEGNI

    I sintomi dell’influenza sono comuni a molte altre malattie:

    • febbre (generalmente accompagnata da brividi)
    • mal di testa
    • malessere generale
    • mancanza di appetito
    • dolori ai muscoli e alle articolazioni
    • sintomi respiratori (tosse, mal di gola, congestione nasale)
    • congiuntivite.

    Soprattutto nei bambini si possono manifestare anche sintomi a carico dell’apparato gastro-intestinale (nausea, vomito, diarrea).

    COMPLICANZE

    Le complicanze dell’influenza vanno dalle bronchiti, broncopolmoniti e polmoniti virali e batteriche, alla disidratazione, al peggioramento di malattie preesistenti (ad esempio malattie croniche dell’apparato cardiovascolare o respiratorio), alle sinusiti e alle otiti (queste ultime soprattutto nei bambini).

    DIAGNOSI

    La diagnosi di influenza si basa comunemente sui sintomi clinici ma la certezza può essere raggiunta solo con l’isolamento del virus influenzale che, però, non viene effettuata, se non nell’ambito di studi scientifici.

    TERAPIA

    La terapia dell’influenza, non complicata da sovrapposizioni batteriche, è essenzialmente di tipo sintomatico.
    Essendo la malattia di natura virale, infatti, non esistono farmaci specifici. Possono essere di ausilio gli antipiretici (abbassano la febbre) e gli antidolorifici (attenuano il dolore) per il mal di testa e i dolori osteomuscolari.
    Utile il riposo a letto, evitare gli sbalzi di temperatura e l’esposizione alle basse temperature.

    Per quanto riguarda la terapia delle complicanze batteriche, come le broncopolmoniti, polmoniti ecc., sarà il medico a valutare il trattamento più opportuno, soprattutto se si tratta di pazienti “a rischio” (anziani, bambini piccoli, pazienti con deficit immunitario ecc. ).
    In questi casi è utile eseguire una coltura sull’espettorato, per identificare l’agente eziologico, iniziando però, subito dopo la raccolta dell’espettorato, la somministrazione di un antibiotico ad ampio spettro, che potrà eventualmente essere sostituito sulla base delle indicazioni fornite dall’antibiogramma.

    PREVENZIONE

    La vaccinazione antinfluenzale è sicura e efficace

    Per prevenire l’influenza, efficace è il vaccino specifico antinfluenzale, da effettuare a partire da metà di ottobre fino afine dicembre.
    La protezione indotta dal vaccino comincia 2 settimane dopo l’inoculazione e perdura per un periodo di 6-8 mesi, poi tende a declinare.
    Per tale motivo, e perché possono cambiare i ceppi in circolazione, è necessario sottoporsi a vaccinazione antinfluenzale all’inizio di ogni nuova stagione influenzale.
    La vaccinazione è offerta gratuitamente ad alcune categorie di soggetti a rischio, individuate nella Circolare emanata annualmente dal Ministero della salute.
    Per approfondire leggi la scheda sulla vaccinazione antinfluenzale.

    Le misure di igiene personale aiutano a prevenire l’infezione

    Ci sono, comunque, alcune semplici azioni che aiutano a prevenire la diffusione di malattie infettive in generale, e quelle che si trasmettono per via aerea come l’influenza,

    Coprire naso e bocca con un fazzoletto (possibilmente di carta) quando si tossisce e starnutisce e gettare immediatamente il fazzoletto usato nella spazzatura o nella biancheria da lavare.

     

     

    Lavare spesso le mani con acqua e sapone, e in particolare dopo avere tossito e starnutito, o dopo avere frequentato luoghi e mezzi di trasporto pubblici; se acqua e sapone non sono disponibili, possibile usare in alternativa soluzioni detergenti a base di alcol.

     

    Evitare di toccare occhi, naso e bocca con le mani non lavate; i germi, e non soltanto quelli dell’influenza, si diffondono in questo modo.

     

     

    Rimanere a casa se malati, evitando di intraprendere viaggi e di recarvi al lavoro o a scuola, in modo da limitare contatti possibilmente infettanti con altre persone, nonché ridurre il rischio di complicazioni e infezioni concomitanti (superinfezioni) da parte di altri batteri o virus.

     

    I farmaci antivirali, solo in casi particolari

    Sono, inoltre, disponibili farmaci antivirali dotati di azione specifica contro i virus influenzali; il loro impiego a scopo preventivo, però, è riservato a situazioni particolari, ovvero alle persone, in cui l’influenza rappresenta un alto rischio, ma non è possibile utilizzare il vaccino a causa di controindicazioni.

    Fonte: salute.gov.it
  • Salute e benessere: come si percepiscono le donne

    Maggiore attenzione a stili di vita corretti sul fronte dell’alimentazione (57%), del movimento (47%) e della prevenzione (62%), ma anche una minore soddisfazione in merito al proprio stato di salute, sia dal punto di vista fisico che psicologico e mentale. Questi alcuni dei risultati dell’indagine promossa da Onda in occasione del suo decennale, per rilevare come sia cambiata negli ultimi dieci anni la percezione che le donne hanno del proprio benessere.donne-1024x527

    Oggi, come nel 2006, la salute rimane lo scopo primario nella vita delle italiane. Per il 69% delle donne il benessere rappresenta una priorità, ma per quanto facciano di più rispetto al passato per stare bene, solo il 46% è soddisfatto (70% nel 2006) della gestione della propria salute e 2 su 3 (67%) vorrebbero poter fare di più. Questo il profilo della donna italiana che emerge da un’indagine promossa dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) su un campione di 800 nostre connazionali di età compresa tra i 18 e i 64 anni, con l’obiettivo di analizzare come sia evoluto a distanza di 10 anni il rapporto femminile con il proprio benessere. I dati della survey, che replica un’analoga ricerca svolta da Onda nel 2006, sono stati presentati questa mattina in conferenza stampa, in occasione del decennale dell’Osservatorio.

    Secondo quanto emerso dall’indagine, molti sono stati i risultati raggiunti e, rispetto a dieci anni fa, si evidenzia un generale miglioramento degli stili di vita corretti: le donne curano molto di più la propria alimentazione (57%), ritenuta un elemento importante per mantenere un buono stato di salute, e svolgono maggiore attività fisica: oggi quasi la metà delle intervistate la pratica regolarmente (47%). Inoltre, appaiono molto più sensibilizzate e vicine al concetto di prevenzione, sia dal punto di vista dichiarato che pratico: il 49% afferma, infatti, di fare prevenzione (rispetto al 44% del 2006), mentre il62% (rispetto al 48% del 2006) si sottopone a controlli e visite anche in assenza di malattie o problematiche specifiche. A tale proposito, dalla survey risulta che le principali barriere che ostacolano un’efficace attività di prevenzione sono il costo delle prestazioni(63%) e la scarsa informazione sugli esami di screening da effettuare (24%).  Inaumento anche il ruolo della donna comecaregiver: 3 su 4, infatti, si occupano del benessere di almeno un familiare, pur percependo verso di sé meno supporto da parte della propria famiglia, utilizzando soprattuttoInternet come principale fonte di informazioni e aggiornamenti sui temi di salute (65% contro l’8% del 2006).

    I risultati dell’indagine mostrano quindi un miglioramento del rapporto delle italiane con il proprio benessere non ancora privo, però, di elementi negativi: oggi le donne, rispetto alla precedente rilevazione del 2006, si dichiarano, infatti, meno soddisfattedel proprio stato di salute sia dal punto di vista fisico (23% sono poco e per nulla soddisfatte, di contro il 17% nel 2006), sia da quello psicologico e mentale (14% poco o per nulla soddisfatte rispetto al 10% nel 2006). In particolare, lo stress e i problemi psichici sono i principali disturbi che affliggono le intervistate.

    Tra le criticità emerse dalla ricerca, il 44% ritiene insufficienti i servizi offerti dal Servizio Sanitario Nazionale e simili percentuali diinsoddisfazione si riscontrano anche rispetto all’attenzione alle esigenze femminili da parte di ospedali eIstituzioni (rispettivamente il 46% e il 47%). Proprio in merito a questi aspetti, Onda, da sempre impegnata sul fronte della promozione di una cultura della medicina di genere, dal 2007 premia con l’assegnazione di Bollini Rosa gli ospedali italiani che offrono servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie femminili, riservando particolare attenzione alle specifiche esigenze dell’utenza rosa.

    “La nascita di Onda – afferma Francesca Merzagora, cofondatrice e Presidente Onda – ha rappresentato una grande sfida con l’obiettivo di promuovere la medicina di genere richiamando l’attenzione a tutti i livelli sulle principali patologie femminili. Molti risultati sono stati raggiunti: dai dati emersi dall’indagine, rispetto a quella svolta dieci anni fa, si evidenzia un miglioramento degli stili di vita corretti (alimentazione e movimento, ormai praticato abitualmente dal 47% delle donne) e una maggiore attenzione alla prevenzione, messa in atto dal 62% delle intervistate. Tumori (55%), disturbi psichici e stress (39%), malattie neurodegenerative (25%) e malattie cardiovascolari (18%) sono le principali preoccupazioni di salute delle italiane. Molto ancora resta da fare: per migliorare la percezione delle donne sul grado di attenzione delle Istituzioni nei confronti della loro salute e sui servizi offerti dal Servizio Sanitario Nazionale (il 44% non li ritiene sufficienti), per aumentare il loro livello di soddisfazione sulla gestione del proprio benessere (dal 70% del 2006 al 46% di oggi), per promuovere ulteriori campagne contro l’abitudine al fumo (ancora oggi 1 donna su 4 continua ad essere fumatrice). Occorre anche riflettere sul cambiamento radicale dell’approccio farmacologico: l’utilizzo esclusivo della medicina tradizionale passa dal 71% al 25%, a favore della medicina alternativa: a tale proposito, Onda sottolinea l’importanza per le patologie serie di non abbandonare un approccio terapeutico tradizionale. Interessante, inoltre, la curiosità delle donne italiane sulla loro salute, sfruttando in particolare Internet come mezzo preferenziale per reperire informazioni e aggiornamenti (dall’8% del 2006 al 65% di oggi)”.

    “I primi 10 anni di Onda sono trascorsi molto velocemente e tante sono state le iniziative compiute”, dichiara Alberto Costa, Vice Presidente Onda, chirurgo e senologo presso Gruppo Multimedica di Milano. “Personalmente ho avuto la fortuna di veder realizzato un sistema di valutazione degli ospedali attenti alle donne (il programma ‘Bollini Rosa’) e di vedere comparire finalmente in Internet un sito pieno di informazioni accurate e validate,  che posso consigliare  alle mie pazienti per qualsiasi problema di salute al femminile. L’augurio a Onda per il suo compleanno? Riuscire a concretizzare, nel prossimo decennio, un ospedale interamente dedicato alle patologie femminili, intersecando le competenze e le conoscenze della medicina con le diverse fasi della vita della donna, dalla pubertà all’età fertile, dalla menopausa alla senescenza”.

    “In questi primi 10 anni – sostiene Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Psichiatria e Direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Salute Mentale dell’ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano – Onda ha dato un forte contributo nell’evidenziare la specificità di genere delle malattie mentali avvicinando le persone alle cure attraverso iniziative legate ai Bollini Rosa. Il forte impatto dello stress e dei disturbi psichici (1 intervistata su 4) che emerge dall’indagine è dovuto anche al ruolo multitasking della donna a conferma dei dati internazionali. Onda ha poi contribuito a evidenziare e mettere in rete i centri di eccellenza per la diagnosi e cura della depressione perinatale e a premiare gli Ospedali fortemente impegnati contro la violenza femminile”.

    “L’indagine presentata – conclude Marisa Porrini, Direttore Dipartimento Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente dell’Università degli Studi di Milano – mette in evidenza l’attenzione crescente rivolta dalle donne all’alimentazione e allo stile di vita, quali elementi primari per il mantenimento di un buono stato di salute. Nelle attività intraprese, Onda ha dedicato uno spazio anche a questi aspetti, focalizzando la necessità di sensibilizzare sempre più le donne alla prevenzione. A tal fine, un primo obiettivo è il più facile accesso ad informazioni corrette e fondate su evidenze scientifiche, sia per gli aspetti specifici di genere, sia per quelli più generali, legati al ruolo attivo da sempre svolto dalla donna nelle scelte alimentari per l’intera famiglia e la comunità. La cura nella definizione della dieta quotidiana e l’attenzione all’attività fisica devono essere supportati da grande attenzione e scelte consapevoli”.

    Fonte:Unilife
  • Virus Zika

    FEBBRE DA VIRUS ZIKA – TUTTE QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE SU QUESTO VIRUS

    1. Dove è presente il virus Zika?C_17_canaleCittadino_237_paragrafi_paragrafo_0_immagine

    • Il virus Zika è presente nelle regioni tropicali, in grandi popolazioni di zanzare, circola in Africa, nelle Americhe, in Asia meridionale e nel Pacifico occidentale.Il virus Zika è stato scoperto nel 1947, ma per molti anni sono stati rilevati solo casi sporadici nell’uomo, in Africa e in Asia meridionale. Nel 2007, il primo focolaio documentato di malattia da virus Zika è occorso nel Pacifico. Dal 2013, casi e focolai di malattia sono stati segnalati dal Pacifico occidentale, dalle Americhe e dall’Africa.Data la diffusione ambientale delle zanzare, facilitata da urbanizzazione e globalizzazione, esiste la possibilità che si verifichino, a livello globale, grandi epidemie urbane di malattia da virus Zika.

    2. Come si trasmette il virus Zika?

    • Il virus si trasmette con la puntura di zanzare del genere Aedes, le stesse che trasmettono la dengue, la chikungunya e la febbre gialla

    3. Come si riproducono le zanzare Aedes?

    • Pungono solo le femmine; si alimentano a intermittenza e preferiscono pungere più di una persona. Una volta che la zanzara femmina si è completamente alimentata, necessita di riposare 3 giorni prima di deporre le uova. Le uova possono sopravvivere fino a 1 anno senza acqua. Una volta che l’acqua è disponibile e, sono sufficienti piccole quantità di acqua stagnante, le uova diventano larve e poi zanzare adulte. Le zanzare si infettano da persone portatrici del virus

    4. Può la zanzara Aedes viaggiare da paese a paese e da regione a regione?

    • La zanzara Aedes non può volare a più di 400 metri. Ma può inavvertitamente essere trasportata dall’uomo da un luogo ad un altro (ad esempio nei bagagliai delle macchine, con le piante). Se sopravvive al clima della destinazione, potrebbe in teoria essere in grado di riprodursi lì e di introdurre il virus Zika in nuove aree.

    5. Quali sono i sintomi di infezione da virus Zika?

    • Il virus Zika di solito provoca una forma lieve di malattia; i sintomi compaiono un paio di giorni dopo la puntura di una zanzara infetta. La maggior parte delle persone con malattia da virus Zika presenta febbricola e rash cutaneo, si possono presentare anche congiuntiviti, dolori muscolari e articolari, e astenia. I sintomi di solito scompaiono in 2-7 giorni.

    6. Quali potrebbero essere le possibili complicanze del virus Zika?

    • Poiché non si sono registrate grandi epidemie di virus Zika prima del 2007, si conosce poco attualmente sulle complicazioni della malattia.Durante il primo focolaio di Zika nel 2013 – 2014 nella Polinesia francese, che ha coinciso anche con un focolaio di dengue, le autorità sanitarie nazionali hanno riportato un insolito aumento della sindrome di Guillain-Barré. Sono in corso le indagini retrospettive in questo senso, compreso il ruolo potenziale del virus Zika e di altri possibili fattori. Un simile incremento di sindrome di Guillain-Barré si è verificato anche nel 2015, nel contesto del primo focolaio di virus Zika in Brasile.Nel 2015, le autorità sanitarie locali in Brasile hanno anche osservato un aumento di bambini nati con microcefalia, contemporaneamente a un focolaio di virus Zika. Le autorità sanitarie e le agenzie stanno ora indagando sul potenziale collegamento tra microcefalia e virus Zika, oltre ad altre possibili cause. Tuttavia sono necessarie ulteriori indagini e ricerche prima di essere in grado di capire il possibile collegamento.La Sindrome di Guillain-Barré è una condizione in cui il sistema immunitario attacca una parte del sistema nervoso. Essa può essere causata da un certo numero di virus e può colpire persone di qualsiasi età. Quello che innesca esattamente la sindrome non è noto. I sintomi principali sono debolezza muscolare e formicolio alle braccia e alle gambe. Gravi complicazioni possono verificarsi se sono colpiti i muscoli respiratori, che richiedono il ricovero in ospedale. La maggior parte delle persone affette da sindrome di Guillain-Barré guarisce, anche se alcuni possono continuare ad avvertire sintomi come la debolezza.

    7. Le donne gravide devono preoccuparsi del virus Zika?

    • Le autorità sanitarie stanno attualmente indagando sul potenziale legame tra virus Zika nelle donne in gravidanza e microcefalia nei loro bambini. Fino a quando non si saprà di più, le donne in gravidanza o che stanno pianificando una gravidanza dovrebbero fare molta attenzione e proteggersi dalle punture di zanzara.Le donne incinte che sospettano di avere la malattia da virus Zika, devono consultare il medico per un attento monitoraggio durante la gravidanza.

    8. Come si cura la malattia da virus Zika?

    • Il trattamento è sintomatico e consiste in farmaci per alleviare il dolore e la febbre, il riposo e bere tanta acqua. Se i sintomi peggiorano, consultare un medico. Non esiste un vaccino specifico contro il virus.

    9. Come viene diagnosticata la malattia da virus Zika?

    • Per la maggior parte delle persone con diagnosi di malattia da virus Zika, la diagnosi si basa sui sintomi e sull’anamnesi recente (quali punture di zanzara o viaggi in una zona affetta). Un laboratorio può confermare la diagnosi con esami del sangue.

    10. Che cosa posso fare per proteggermi?

    • La migliore protezione dal virus Zika è prevenire le punture di zanzara. Prevenire le punture di zanzara proteggerà le persone dal virus Zika, e da altre malattie che sono trasmesse dalle zanzare come la dengue, chikungunya e febbre gialla.Questo può essere fatto utilizzando un repellente per insetti; indossando abiti (preferibilmente di colore chiaro), che coprano il corpo il più possibile; utilizzando schermi a porte e finestre e dormendo sotto zanzariere. E’ anche importante mantenere vuoti e puliti, o coperti, contenitori che possono contenere anche piccole quantità di acqua come secchi, vasi da fiori o pneumatici, in modo che i luoghi in cui le zanzare si riproducono vengano rimossi.

    Fonte: salute.gov.it

  • Reperibilità farmaci in 12 ore

    La nostra farmacia è in grado di reperire su richiesta, entro 12 ore, farmaci e parafarmaci che non siano presenti già in magazzino. Nel caso di un farmaco irreperibile abbiamo a disposizione una rete telematica che collega altre farmacie per procurare il medicinale.

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  • Arnica

    Il fiore dell’Arnica, pianta protetta, è presente in Farmacopea e i suoi estratti sono comunemente utilizzati per applicazioni esterne su ematomi, contusioni e distorsioni, in quanto a triterpeni e flavonoidi in essi contenuti vengono attribuite proprietà antinfiammatorie e revulsive.

  • Betulla

    PROVENIENZA

    La betulla (Betula pendula) è una pianta perenne della famiglia delle Betulaceae.

    Originaria dell’Europa e dell’Asia settentrionale, in Italia è più frequente sulle Alpi dove a volte forma boschi puri. La Betula pendula (o Betula alba var. verrucosa) è diffusa dai Balcani all’arco alpino e in tutta l’Europa atlantica e l’Asia. In Italia è presente particolarmente in Piemonte (ove oggi si stimano oltre 20.000 ha di questa specie) e in Lombardia; si ritrova nell’Appennino settentrionale, in alcune stazioni isolate in Abruzzo, nell’Appennino campano e sull’Etna.

    Pianta arborea che può raggiungere imponenti altezze, presenta una chioma rada e leggera, espansa in verticale, con i rami terminali ricadenti. Il tronco è snello, se non è troppo vecchio, presenta una scorza bianca e sottile. 
Le foglie decidue, ovato triangolari, picciolate, verde chiaro sopra e sotto. 
I fiori maschili sono riuniti in amenti sessili, penduli; quelli femminili sono raccolti in spighe corte ed erette. I frutti sono delle infruttescenze cilindriche che a maturità liberano delle piccole samare provviste di un’ala membranosa.

    PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE

    Le foglie di betulla sono utilizzate in fitoterapia per le proprietà diuretiche e depurative, conferite dai flavonoidi, ossidi sesquitepenici, tannini (leucoantocianidine), Vitamina C, acido betulinico, clorogenico e caffeico, resine e olii essenziali.

    L’azione depurativa è coadiuvata da quella diuretica. L’incremento di emissione di urina facilita l’eliminazione dell’acqua e delle sostanze in eccesso, accumulate nell’organismo, come il colesterolo e gli acidi urici che provocano reumatismi e gotta. Per questo motivo la betulla è impiegata nella cura dell’ipertensione e della ritenzione idrica. L’effetto diuretico agisce anche in maniera preventiva rispetto alla formazione di renella e diventa una sorta di “lavaggio” antisettico nelle affezioni delle vie urinarie, come la cistite.

    La pianta inoltre è uno dei rimedi elettivi nella cura della cellulite, in quanto  aiuta l’eliminazione e la scomparsa dei noduli fibroconnettivali, caratteristici di questo inestetismo cutaneo.

    La linfa di betulla, conosciuta anche come Betula verrucosa linfa, da cui si estrae il gemmoderivato, contiene due eterosidi capaci di liberare per via enzimatica salicilato di metile ad attività analgesica eantiinfiammatoria.

    La linfa viene raccolta seguendo una tecnica particolare: all’inizio del mese di marzo, durante la montata primaverile, si praticano nelle betulle adulte, di preferenza sulla parte del tronco esposta a sud, alcuni fori a circa un metro da terra, profondi da due a cinque centimetri, leggermente obliqui verso l’alto, nei quali si introduce un tubicino da cui la linfa defluisce nei recipienti posti a terra. Un tronco di 50 cm di diametro fornisce in 4 giorni una media di 3-4 litri di linfa.

    INDICAZIONI

    La proprietà detossinante è rivolta al nostro sistema linfatico che utilizza la potente azione drenante della linfa dell’albero (che raggiunge i 30 m. di altezza) per depurare l’organismo da tossine in eccesso, che trattengono i liquidi: cure farmacologiche, terapie cortisoniche o ormonali, iperuricemia e ipercolesterolemia.
    Il migliore impiego terapeutico della linfa di betulla è quello riguardante il trattamento della cellulite, perché riduce nettamente l’impastamento e la componente dolorosa, ed elimina i liquidi ristagnanti nei tessuti.

    CONTROINDICAZIONI BETULLA

    Come per tutte le piante bisogna fare attenzione alla contemporanea assunzione di farmaci che abbiano lo stesso effetto, per il rischio di potenziare l’effetto del farmaco, in questo caso non assumere con altri diuretici di sintesi.

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  • Centella

    Screenshot_20160209-165758~2PROVENIENZA

    La Centella è una piccola pianta erbacea originaria del Madagascar, diffuso anche nel Sud dell’Africa e nel sud-est Asiatico, dove sembra che sia utilizzata degli stessi animali selvaggi per le ferite. E’ chiamata anche erba della tigre.

    COMPOSIZIONE CHIMICA

    La pianta si è dimostrata priva di tossicità, sicura e clinicamente efficace nel trattamento dei disturbi da insufficienza venosa, varici, sindrome postflebitica. E’ stato tuttavia dimostrato che la parte della pianta utilizzabile ai fini terapeutici è la frazione dei triterpeni estratti dalle parti erbacee, mentre l’estratto idroalcolico e l’estratto secco totale della pianta hanno invece mostrato attività farmacologica sul Sistema nervoso centrale di tipo sedativo, simile al Diazepam, capostipite delle benzodiazepine. Ciò a dimostrazione che non tutto quello che è naturale può servire allo scopo da raggiungere: per garantire l’azione sul sistema venoso, e solo su quello, è indispensabile quindi purificare l’estratto e isolare i triterpeni dal resto dei costituenti, che possono presentare effetti non desiderati.

    I costituenti presenti nelle foglie sono: glucosidi triterpenici (saponine), al cui gruppo appartiene l’asiaticoside, l’acido asiatico e madecassicoside, polifenoli, sali minerali e vitamine, olio essenziale, fitosteroli.

    La frazione dei triterpeni estratta dalla Centella è presente in specialità farmaceutiche registrate ed in alcuni fitoterapici specifici per il distretto venoso e per la cellulite.

    PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE

    In passato utilizzata topicamente per le sue proprietà eudermiche, e per il trattamento di alcune malattie dermatologiche quali la psoriasi.

    La Centella attualmente è ritenuta una pianta medicinale, conosciuta nella sua composizione chimica, ampiamente studiata dal punto di vista farmacologico , tossicologico e clinic, tanto che è presente pure in Farmacopea Ufficiale e disponibile anche come specialità farmaceutica registrata.

    In Europa è tuttavia ancora apprezzata come flebotonico, per la cura di insufficienza venosa ed emorroidi. Per l’attività eutrofica esercitata sul connettivo, i triterpeni estratti dalla pianta sono indicati nella cura della cellulite, sia in pomata, sia per via generale, sia in mesoterapia. E’ infatti dimostrata una diminuita evoluzione verso la sclerosi dei fibroblasti, così come utili per la prevenzione di cicatrici ipertrofiche e di ulcere varicose e ragadi anali.

    Il meccanismo d’azione dimostrato è l’incarnamento nella struttura del collagene di due amminoacidi, l’alanina e la prolina, con aumento della stabilità del tessuto connettivo della parete venosa.

    Contrariamente a quanto ritenuto dalla medicina popolare, non ha efficacia nei pazienti affetti da lebbra, così come nei soggetti affetti da impotenza.

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