• AMBULATORIO

    La farmacia da qualche anno non è più solamente il luogo della dispensazione dei farmaci, ma rappresenta sempre più un punto di riferimento fondamentale per il benessere del cittadino. Attraverso l’offerta di servizi sempre nuovi, consigli, informazioni, la farmacia diventa un centro capace di dispensare “salute”.

    Nei nostri nuovi locali potete trovare un ambulatorio in cui i professionisti della salute vi metteranno a disposizione le loro competenze:

    Gli appuntamenti verranno gestiti dal personale della farmacia.

    Per qualsiasi informazione o dubbio noi siamo a vostra disposizione!

  • INQUINAMENTO E ALLERGIE

    Ormai è evidente e dimostrata la correlazione tra la maggiore incidenza delle malattie respiratorie

    (specie su base allergica) e l’inquinamento ambientale. Il peggioramento della qualità dell’aria dovuto ai fenomeni di urbanizzazione e industrializzazione ha infatti implicazioni significative nello sviluppo di reazioni allergiche respiratorie che si manifestano con riniti, congiuntiviti, asma.

    Inoltre l’inquinamento influisce pesantemente sui cambiamenti climatici, portando ad un aumento delle temperature e modificando la frequenza e l’intensità delle precipitazioni, favorendo l’esposizione a sostanze come il monossido di carbonio, polveri sottili ma anche pollini.

    Non è solo l’inquinamento esterno a costituire un problema, bensì anche quello “indoor”.
    La qualità dell’aria negli ambienti interni è infatti potenzialmente contaminata oltre che da fonti esterne anche da materiali di costruzione, vernici e prodotti di uso comune utilizzati per la pulizia, muffe, acari della polvere, fumo di tabacco ecc.

    I soggetti più esposti ai rischi da inquinamento soni i più piccoli, per i seguenti motivi:

    • il loro apparato respiratorio non è ancora completamente sviluppato;
    • il loro organismo è meno efficiente nel meccanismo di detossificazione indotto dagli inquinanti;
    • assorbono più inquinanti avendo più bisogno rispetto ad un adulto di acqua, cibo, aria, dato il loro rapido metabolismo;
    • vivono, camminano, respirano a livelli più bassi, più vicini al suolo, là dove spesso si
      concentrano maggiormente le sostanze nocive.

    Di seguito alcuni consigli utili per il bene dei bambini e degli adulti che li accompagnano:

    • per recarsi a scuola scegliere possibilmente passeggiate e percorsi dove il traffico è minore;
    • ricordare che i bambini nei passeggini sono ad altezza ottimale per respirare i gas di scarico delle automobili, quindi evitare lunghi percorsi nel traffico cittadino;
    • ventilare i locali (meglio nelle ore di minor inquinamento da traffico);
    • in casa controllare il funzionamento di stufe a legna, caminetti e in generale delle caldaie;
    • rinunciare al fumo di tabacco.

    Fonti: G.Ferrante et Al – Rivista di Immunologia ed Allergologia Pediatrica- 2013
    Environmental aeroallergens and allergic rhinoconjunctivitis- Current Opinion in
    Allergy and Clinical Immunology-2015 – https://www.who.int/

  • ONICOMICOSI, LE MICOSI DELLE UNGHIE

    La micosi alle unghie, o onicomicosi, è un’infezione di natura fungina i cui segni piùfrequenti sono il distacco e l’ispessimento della lamina dell’unghia, macchie o striature di colore
    giallo o scuro, alterazione della superficie ungueale fino alla distruzione nei casi più complicati.
    Può coinvolgere le unghie delle mani, ma si presenta molto più spesso a livello dei piedi.
    La migliore profilassi consiste nel seguire corrette norme igieniche, associate ad alcune buone
    abitudini:

    • lavare frequentemente mani e piedi nell’arco della giornata e soprattutto asciugarli con cura;
    • indossare calzature comode che possano far traspirare il piede;
    • utilizzare sempre le apposite calzature in ambienti come piscine, docce, palestre;
    • mantenere le unghie corte e utilizzare sempre strumenti puliti e disinfettati per tagliarle;
    • pratiche estetiche come l’applicazione di gel per le unghie possono favorire lo sviluppo di
      micosi.
      Nel trattamento dell’onicomicosi l’aspetto più importante è la costanza nell’applicazione dei prodotti ad uso topico utilizzati per la cura, poichè la guarigione può richiedere molto
      tempo.

    Fonti: Inquadramento clinico e gestione dei disturbi minori in farmacia – Sifac

  • RICETTA ELETTRONICA VETERINARIA, ECCO COSA CAMBIA IN FARMACIA

    È in vigore dal 16 Aprile la ricetta veterinaria elettronica in via esclusiva. Il Decreto attuativo, che contiene il disciplinare tecnico per regolarne l’operatività, è stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale e oggi l’obbligo – fissato dalla normativa a inizio gennaio – è a tutti gli effetti a regime, anche se, durante la conferenza stampa di presentazione al Ministero della Salute, è stato aperto a una prima fase di maggiore tolleranza. Il provvedimento, ha commentato la Ministra, Giulia Grillo, è un passaggio molto importante che ci fa essere «primi in Europa» e che rappresenta un passo avanti per «tracciabilità e trasparenza nell’uso dei farmaci sugli animali» e per «combattere l’antimicrobiotico-resistenza, con una valorizzazione del ruolo del veterinario». La Rev garantirà una «maggiore tutela della salute pubblica con alimenti più sani e sicuri».
    Per il direttore generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari, Silvio Borrello, «la digitalizzazione della ricetta veterinaria rende più efficiente l’attività di farmacosorveglianza (controllo su vendita, somministrazione, utilizzo corretto dei medicinali) e di farmacovigilanza (effetti collaterali indesiderati), rendendo più incisivo il ruolo del medico veterinario, che diventa l’unico gestore del medicinale veterinario. La ricetta elettronica è parte di un sistema volto ad aumentare la consapevolezza di tutti gli operatori, anche dei produttori di medicinali, spesso criticati, ma che possono, invece, svolgere un ruolo fondamentale per sviluppare nuovi medicinali, in confezioni adatte per la singola terapia, evitando sprechi e inquinamento ambientale».

    I numeri
    Fino a oggi, comunque, la ricetta elettronica veterinaria era attiva in via sperimentale e a macchia di leopardo in alcune Regioni. In totale, secondo quanto diffuso durante la conferenza stampa, nel 2018-2019 sono state emesse 317 mila ricette, di cui 125 mila per animali d’affezione e 81.379 per animali destinati a produzione di alimenti. Inoltre, sono circa undicimila i veterinari che hanno redatto, nello stesso periodo considerato, almeno una ricetta elettronica e oltre 3,5 milioni le confezioni di farmaci per le quali è stata registrata la dispensazione.

    Cosa succederà in farmacia
    Come si ricorderà, i cittadini potranno rivolgersi al farmacista fornendo il numero della ricetta e un Pin a 4 cifre, che viene generato dal sistema al momento dell’emissione della prescrizione da parte del medico veterinario. La ricerca della ricetta è comunque possibile anche attraverso il codice fiscale del cittadino e lo stesso Pin. Il farmacista potrà allora acquisire la prescrizione digitale e consegnare il medicinale indicato.
    Durante la conferenza stampa è stato sottolineato come le ricette antecedenti alla data del 16 aprile rimarranno in modalità cartacea.
    Proprio settimana scorsa, dal Ministero era stata pubblicata la seconda versione del Manuale Operativo che contiene tutte le indicazioni per tutti gli attori coinvolti.

  • COMBATTI LA STANCHEZZA PRIMAVERILE!

    Il passaggio dall’inverno alla primavera è riconosciuto come un momento spesso accompagnato da uno stato generale di stanchezza e spossatezza.I sintomi sarebbero correlati alla stanchezza accumulata durante l’inverno e ai cambi di temperatura con conseguente diminuzione delle difese immunitarie, aggravati da situazioni di stress e cattiva alimentazione. Trascurare il malessere potrebbe rivelarsi rischioso: il disturbo potrebbe portare a un deperimento fisico generalizzato ed esacerbare uno stato
    psichico negativo, sfociando anche in ansia e depressione.

    È importante discriminare ed escludere la presenza di altre patologie sottostanti anch’esse causa di astenia come anemia, malattia celiaca, sindrome da apnee notturne ma anche alterazioni endocrine o metaboliche, quali ipotiroidismo e diabete.

    Nei casi più seri e accentuati questo malessere può portare ad un vero e proprio disordine patologico noto come disturbo affettivo stagionale. Identifica lo stato negativo che affligge ciclicamente alcune persone in particolari periodi dell’anno, tipicamente in autunno proseguendo verso l’inverno o, meno spesso, in primavera/inizio estate. I sintomi principali includono depressione, perdita di interesse in attività abituali, stato di agitazione o ansia, problemi di sonno, variazioni di appetito, difficoltà di concentrazione, irritabilità, sensazione di inadeguatezza. Le cause specifiche rimangono sconosciute, tuttavia fattori come la variazione del ritmo circadiano, ossia del proprio “orologio biologico” e il livello di ormoni come melatonina e serotonina, potrebbero avere un ruolo importante nello sviluppo di questa sindrome.

    Focalizzarsi sull’aspetto comportamentale, attraverso modifiche allo stile di vita, costituisce un’arma vincente per affrontare al meglio la stanchezza tipica di questi periodi.

    • È importante praticare regolarmente attività fisica (almeno 30 minuti al giorno), trascorrere del tempo all’aria aperta, dedicare più spazio a se stessi e alle proprie relazioni, praticare tecniche di rilassamento per la gestione dello stress.
    • Non trascurare il valore di un buon riposo e di una corretta ed equilibrata alimentazione, integrando eventualmente la propria dieta attraverso l’assunzione di vitamine, sali minerali e altri nutrienti in grado di rinvigorire il proprio organismo.
    • Evitare di assumere sostanze eccitanti contenute in the, caffè, bevande energetiche e abolire il consumo di alcolici.

    Fonti: https://www.mayoclinic.org
    https://www.nhs.uk

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  • IL CONSUMO DI CAFFE’ RIDUCE DEL 50% IL RISCHIO DI CONTRARRE IL CANCRO ALLA PROSTATA

    Evidenze da uno studio epidemiologico congiunto ISS-Neuromed condotto su 7.000 uomini
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    Più di tre tazzine di caffè al giorno riducono il rischio di cancro alla prostata. E’ il risultato di uno studio, pubblicato sulla rivista International Journal of Cancer, condotto dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo – NEUROMED di Pozzilli (IS).
    A livello epidemiologico lo studio è stato condotto su circa 7000 soggetti sani maschi di età superiore a 50 anni, selezionati nella coorte Moli-sani, seguiti per circa 4 anni. Per gli studi in vitro, sono state utilizzate 2 linee di cancro prostatico umano su cui sono stati provati estratti di caffè e concentrazioni crescenti di caffeina per valutare potenziali effetti antineoplastici e antimetastatici.
    I soggetti che durante la fase di osservazione hanno ricevuto diagnosi di cancro alla prostata sono risultati essere quelli che avevano un consumo inferiore di caffè, rispetto ai soggetti che non avevano ricevuto tale diagnosi. In particolare, è risultato che i soggetti che abitualmente consumano più di 3 tazze di caffè (del tipo italiano) al giorno hanno una riduzione del 53% del rischio di contrarre il cancro alla prostata.
    “Il nostro studio – dice Francesco Facchiano del Dipartimento di Oncologia e medicina molecolare dell’ISS, uno degli autori dello studio – indica che i consumatori abituali di caffè e che bevono più di 3 tazzine di caffè al giorno hanno minori probabilità di contrarre il tumore alla prostata; naturalmente, come in tutte le cose, vanno evitati gli eccessi che potrebbero avere effetti negativi di altro tipo”.
    La conferma in vitro è venuta dall’osservazione che su 2 differenti linee di cancro della prostata umano, la caffeina, uno dei principali (ma non l’unico) principio bioattivo contenuto nel caffè, ha una significativa azione antiproliferativa e antimetastatica.

    ISS 26 aprile 2017

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  • LA FORZA DI VOLONTA’ E LA COSTANZA QUANTO SONO IMPORTANTI NELL’ALLENAMENTO?

    Per chi non è un addetto ai lavori (personal trainer, istruttore, preparatore atletico) o un atleta professionista è facile farsi distrarre, farsi prendere dalla pigrizia, trovare mille scuse pur di rimandare al giorno seguente l’allenamento. La pigrizia è il peggior alleato per il raggiungimento del proprio obiettivo finale, che, ad esempio, potrebbe essere: ritornare al proprio peso forma; tonificare il fisico dopo gli anta; rafforzare una dieta restrittiva per portare a norma i valori delle analisi del sangue.

    Molti pensano che basti fare sport regolarmente in giovane età per beneficiarne tutta la vita, ma è scientificamente dimostrato che chi smette di muoversi, di avere una “vita attiva” perde i benefici fisici, estetici e psicologici conquistati giorno dopo giorno.

    Secondo uno studio condotto da “Womens’ Health”:

    • Durante i primi giorni di stop dall’attività fisica, il corpo si rigenera, recupera le forze. Non si verificano particolari cambiamenti.
    • Durante le prime 3 settimane, le fibre muscolari si riducono di volume; il corpo inizia a trattenere più liquidi; ma soprattutto il numero dei mitocondri attivi diminuisce. Ricordiamo che i mitocondri sono le centrali energetiche del corpo, producono energia per diverse funzioni cellulari (movimento, trasporto sostanze energetiche nei distretti muscolari, trasporto ossigeno …).
    • Dopo un mese di stop, si iniziano a perdere i benefici conquistati a livello dell’apparato cardiovascolare; diminuisce la resistenza e la forza muscolare; aumenta progressivamente la percentuale di massa grassa e diminuisce quella magra; aumenta il livello di stress psicofisico.
    • Dopo alcuni mesi di stop, il metabolismo cambia; si perde la capacità di gestire con più efficienza situazioni di stress e ansia; ci si stanca più facilmente.
    • Dopo un anno dallo stop, la percentuale di massa grassa è decisamente maggiore di quella magra; il metabolismo è rallentato, e pian piano aumenta il rischio di veder incrementati i livelli di colesterolo e zucchero nel sangue, e i livelli della pressione arteriosa; aumenta il rischio di episodi depressivi.

     

    Ricordiamo che la sedentarietà è il quarto fattore di rischio di mortalità globale. Secondo l’OMS, l’inattività fisica è responsabile di circa il 30% delle malattie cardiache, il 27% del diabete, il 21% dei tumori al seno e al colon.

    Il sedentario è colui che si muove poco o fa poca vita attiva, è colui che non riesce a guidare il proprio cervello, non sono i muscoli ad arenarsi per primi davanti ad uno sforzo fisico ma il cervello, la propria forza di volontà, la propria tenacia, la propria determinazione.

    Chi fa sport per tutta la propria vita, lo fa al di fuori degli obiettivi fisici raggiunti o raggiungibili, lo fa dopo aver ascoltato e toccato con mano ogni piccolo cambiamento psico-fisico ottenuto, dopo aver capito che l’attività fisica è un tassello di puzzle della propria giornata, un atto che può diventare spontaneo come quello di respirare, mangiare e sorridere.

     

    Dott.ssa Chiara Rancan
    Personal Trainer
  • MANGIARE FRUTTA SECCA FA BENE ALLA SALUTE

    Lo studio, pubblicato sulla rivista BMC Medicine e realizzato da un gruppo di ricerca internazionale, ha dimostrato che il consumo di noci, mandorle e simili riduce il rischio di sviluppare diverse malattie tra cui quelle cardiache, cardiovascolari e il cancro.

    I ricercatori hanno analizzato i dati provenienti da 20 studi (29 pubblicazioni) per un totale di quasi 820.000 pazienti provenienti da Stati Uniti, Europa, Asia e Australia.

    Mettendo in relazione condizioni di salute e abitudini alimentari è emerso che un consumo maggiore di frutta secca si associa a una riduzione del rischio relativo pari al:

    • 24% per le cardiopatie;
    • 11% per l’ictus;
    • 19% per le patologie cardiovascolari;
    • 18% per il cancro;
    • 19% per quanto riguarda la mortalità in generale.

    Ma non solo, per quanto i dati siano meno certi sembra che un consumo elevato di frutta secca protegga anche dallo sviluppo di diabete e di malattie respiratorie, infettive, neurodegenerative e renali .
    Per quanto riguarda il rapporto quantità/benefici è invece emerso che consumando una porzione (28 grammi) in più al giorno il rischio relativo è risultato ridotto del 29% per le cardiopatie, del 7% per l’ictus, del 21% per le malattie cardiovascolari, del 15% per il cancro e del 22% per la mortalità dovuta a qualsiasi causa.

    Tuttavia come spesso accade nell’ambito dell’alimentazione, i risultati dello studio indicano anche che è comunque meglio non esagerare. Per quasi tutte le patologie considerate la riduzione del rischio maggiore si è osservata in pazienti che consumavano 5/6 porzioni di frutta secca a settimana (circa 20 grammi al giorno), a prescindere che queste fossero di noci, mandorle, nocciole o altro. Tutte le varianti infatti, spiegano gli autori, sono ricche di sostanze come fibre e antiossidanti che proteggono dallo sviluppo di malattie cardiache e di composti che aiutano le cellule a combattere contro le principali cause del cancro.

    In conclusione, prendendo in considerazione le aree di provenienza dei pazienti i ricercatori hanno calcolato che solo nel 2013 si sono verificate 4,4 milioni di morti premature legate a un ridotto consumo di frutta secca. Un dato che suggerisce l’importanza di includere questi alimenti nella propria dieta e che dovrebbe spingere medici e nutrizionisti a consigliarne un consumo moderato ma quotidiano.

    Fonte: Aune G, Keum N, Giovannucci E, et al. Nut consumption and risk of cardiovascular disease, total cancer, all-cause and cause-specific mortality: a systematic review and dose-response meta-analysis of prospective studies. BMC Medicine 2016; 14(207): DOI: 10.1186/s12916-016-0730-3
  • CORRERE PER DIMAGRIRE : CONSIGLI UTILI

    2411134_1465380396Quando si decide di rimettersi in forma, oltre alle privazioni alimentari, si pensa a quale attività fisica poter svolgere per bruciare più calorie nel più breve tempo possibile, e spesso la scelta ricade sulla corsa.

    La corsa è un gesto primordiale e naturale per l’animale come per l’uomo, ma per poter correre in modo efficace ed efficiente occorre apprenderne le basi e capire come può effettivamente essere di aiuto per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato.

    Di seguito verranno elencati alcuni accorgimenti da seguire se si decide di iniziare a correre per dimagrire, ma è da sottolineare che sport + sana e corretta alimentazione sono le basi per un miglioramento della salute e non solo dell’aspetto fisico, sono le fondamenta su cui si poggia lo stile di vita sano, che prevede la cura consapevole di se stessi.

    1. Costanza e regolarità degli allenamenti: sono consigliati 3 allenamenti a settimana a giorni alterni, da segnare anche su un diario di allenamento, per avere un quadro dei progressi in tempi e distanze percorse.
    2. Variare ritmo e intensità della corsa per attivare il metabolismo: interval workout ad alta intensità per bruciare principalmente carboidrati; corsa moderata su lunghe distanze per attivare in particolar modo il catabolismo dei grassi.
    3. Ascoltare il proprio corpo! Oltre a variare il ritmo e l’intensità della corsa, il consiglio è quello di incrementare il passo progressivamente, in base proprio alle reazioni del corpo. Quando non si avverte più l’iniziale sensazione di fatica, è giunto il momento di incrementare.
    4. Non allarmarsi! Chi inizia ad allenarsi perde massa grassa ma aumenta anche la massa magra, quindi a seguito di un’iniziale perdita di peso, la bilancia potrebbe segnare un stazionamento o un’irrisoria variazione del peso, evento del tutto naturale. 1 kg di muscolo occupa meno spazio di un 1 kg di grasso, quindi per occupare più o meno lo spazio di 1 kg di grasso occorre diversa massa muscolare. Quindi, alla corsa sarà necessario abbinare un programma di tonificazione volto ad asciugare e definire la  figura.
    5. Modificare le abitudini alimentari. La sola attività fisica non può da sola far raggiungere l’obiettivo finale, occorre imparare a mangiare anche in base al proprio ritmo di vita.

    Finché la stagione lo consente, si consiglia di allenarsi all’aria aperta poiché:

    • Si respira più aria rispetto ad un ambiente chiuso, sovraffollato con scarso ricircolo d’aria.
    • Ci si distrae guardandosi attorno, questo implica l’abbandono totale dei pensieri quotidiani e si avverte meno anche il senso di fatica.
    • Si rimane a contatto con la natura, che rigenera corpo e mente.
    • I percorsi possono cambiare ogni giorno rendendo cosi l’allenamento vario. I percorsi all’aperto incrementano forza, resistenza, velocità, coordinazione ed equilibrio più di un allenamento su tapis roulant.
    Dott.ssa Chiara Rancan
    Personal Trainer
  • Lo Zenzero: istruzioni per l’uso.

    La “mini guida” sullo zenzero:
    da spezia d’Oriente ad aiuto anti nausea

    Da sempre impiegato come spezia, specialmente nella cucina asiatica e indiana, lo zenzero è presente anche nella tradizione alimentare d’Occidente: lo si può infatti trovare in dolciumi, liquori, prodotti cosmetici e bevande (la famosa ginger ale).

    Come spesso accade, un prodotto comunemente utilizzato per scopi alimentari può anche offrire numerosi vantaggi per il benessere del nostro organismo.

    In questa facile mini-guida, proveremo a scoprire le proprietà dello zenzero, a spiegare come sfruttarlo al meglio e a sfatare alcuni “falsi miti” che lo riguardano. In particolare affronteremo i seguenti argomenti:

    • Le proprietà dello zenzero e il suo meccanismo d’azione
    • I benefici dello zenzero secondo la medicina ayurveda
    • In che modo lo zenzero può favorire il benessere delle articolazionizenzero_benefici_studi
    • I vantaggi forniti da un integratore naturale rispetto allo zenzero fresco
    • Come e quando assumere lo zenzero ed eventuali controindicazioni
    • 5 falsi miti sullo zenzero e proprietà ancora da verificare
    • Curiosità: lo zenzero in Giappone e…in musica!

    Le proprietà dello zenzero nella fitoterapia occidentale

    Il rizoma dello zenzero possiede numerose proprietà riconosciute e sfruttate dalla moderna fitoterapia occidentale. Tra le più importanti ricordiamo:

    • combatte la nausea;
    • favorisce la digestione;
    • aiuta a eliminare i gas intestinali in eccesso e, di conseguenza, a sgonfiare la pancia;
    • regola la motilità intestinale dalla quale dipende la regolarità dell’intestino.

    Come agisce lo zenzero?

    Ma quali sono i principi attivi responsabili dei benefici e delle proprietà dello zenzero?

    I principali componenti chimici sono contenuti «nell’oleoresina, responsabile del sapore pungente della droga; infatti essa contiene gingeroli, shogaoli e lo zingerone, che sono anche responsabili del sapore piccante della droga. Gli altri componenti dello zenzero sono i carboidrati, i lipidi ed un olio essenziale» (F. Capasso, G. Grandolini, A. A. Izzo, Fitoterapia. Impiego razionale delle droghe vegetali, Milano 2006).

    proprietà dello zenzero anti nauseaCome visto, tra le varie applicazioni fitoterapiche riguardanti lo zenzero spicca il suo effetto anti nausea, non casualmente i marinai cinesi lo utilizzavano contro il mal di mare.

    I responsabili di tale attività antiemetica (ovvero in grado di inibire il vomito) sarebbero i gingeroli, che inibirebbero i recettori serotoninergici e dopaminergici e ridurrebbero le disfunzioni ritmiche dello stomaco che, appunto, possono causare la nausea e il vomito.

    In sintesi, lo zenzero a livello dell’apparato digerente «stimola i movimenti peristaltici dello stomaco e dell’intestino (procinetico), esplicando anche un effetto antinausea e antivomito (probabilmente per azione sul Sistema Nervoso Centrale sui recettori per dopamina e serotonina).

    Per questa proprietà alcuni estratti di zenzero sono stati con successo utilizzati come antistaminici nella prevenzione del vomito da cinetosi»(F. Firenzuoli, Le 100 erbe della salute, Milano 2003).

    Dunque lo zenzero può venire in aiuto anche in caso di mal d’auto o mal di mare.

    L’assunzione di zenzero in gravidanza suscita pareri discordi (alcuni lo sconsigliano), tuttavia in diversi Paesi viene spesso caldeggiata. Per esempio, in Inghilterra l’utilizzo di questa spezie è suggerito anche nelle Linee guida redatte dal Royal College of Obstetricians and Gynaecologists per combattere le nausee gravidiche.

    Come e per quanto tempo assumere integratori a base di zenzero?

    Per sfruttare al meglio le proprietà dello zenzero è consigliabile assumere le pastiglie dell’integratore poco prima dei pasti principali (o nel corso di essi), oppure nei momenti in cui si presentano i primi segnali di nausea. L’effetto positivo di questa spezie nei confronti della nausea è infatti quasi immediato e si può notare nel giro di qualche minuto.

    L’integratore a base di zenzero può essere assunto anche senza interruzioni per diverso tempo: questa sostanza, se presa nelle dosi consigliate, non ha infatti alcun effetto collaterale degno di nota (salvo nei casi in cui siano presenti allergie specifiche alla spezie).

    Come per tutti i prodotti naturali, in presenza di patologie specifiche o se si assumono farmaci, è sempre bene sentire prima il parare del medico di fiducia prima di prendere l’integratore.

    5 falsi miti e proprietà dello zenzero ancora da verificare

    Se si cercano online notizie sullo zenzero è facile trovare molte pagine dedicate a questo tema, nelle quali alla spezie vengono attribuite innumerevoli proprietà, non tutte veritiere.

    Alcune si trattano di proprietà “leggendarie” e con ben poco fondamento, altre sono invece virtù da approfondire ulteriormente per avere solide certezze scientifiche. Passiamone velocemente in rassegna alcune.

    1) Fa dimagrire

    2) Aiuta a controllare il diabete

    3) Schiarisce i capelli

    4) Efficace contro il raffreddore

    5) Ha un effetto afrodisiaco

    Fonte: Dr Giorgini.

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