• Running: scheda di allenamento per cominciare a correre

    Dalla camminata alla corsa:segui i nostri allenamenti!

    RUNNING: SCHEDA DI ALLENAMENTO PER COMINCIARE A CORRERE

    La camminata e la corsa rappresentano due movimenti naturali per l’uomo, l’uomo inizia a camminare quando è ancora in fasce per istinto, emulazione, gioco, voglia di scoprire; inizia a correre solo in età adulta, a volte con più difficoltà e per ragioni diverse, ad esempio per rimettersi in forma, per riequilibrare il proprio stile di vita, o semplicemente per socializzare. Indipendentemente dalla motivazione di fondo per cui si vuole imparare a correre, le basi dell’allenamento sono uguali per tutti.

    Una scheda per principianti può essere cosi impostata:

    • Allenamenti svolti a giorni alterni (lunedì – mercoledì – venerdì – domenica per la prima settimana, martedì – giovedì – sabato per la seconda e cosi via …).
    • Stretching pre corsa di massimo 5’ per riscaldare i muscoli delle spalle, del dorso, degli arti inferiori, e le caviglie.
    • 1^ settimana di allenamento: 5’ di camminata a passo sostenuto + 1’ di corsa leggera da ripetere per 5-6 volte.
    • 2^ settimana di allenamento: 4’ di camminata a passo sostenuto + 2’ di corsa leggera da ripetere per 5/6 volte.
    • 3^ settimana di allenamento: 3’ di camminata a passo sostenuto + 3’ di corsa leggera da ripetere per 5/6 volte.
    • 4^ settimana di allenamento: 2’ di camminata a passo sostenuto + 4’ di corsa leggera da ripetere per 5/6 volte.
    • 5^ settimana di allenamento: 1’ di camminata a passo sostenuto + 5’ di corsa leggera da ripetere per 5/6 volte.
    • L’allenamento della 5^ settimana è da ripetere fino a quando non si sarà in grado di correre ininterrottamente per 30/35 minuti circa.
    • Stretching post corsa per scogliere e allungare la muscolatura maggiormente coinvolta, quindi focus su esterno e interno coscia, quadricipite, tricipite surale, spalle, dorso, e stretching per l’intera colonna vertebrale.

    L’obiettivo per le prime settimane è quello di abituare il corpo al movimento, alla respirazione, alla resistenza ad uno sforzo prolungato; le tabelle di allenamento vengono incontro soprattutto per quest’ultimo punto ma la progressione nel risultato dipende molto dal soggetto, il quale deve sempre essere costante nei suoi allenamenti e rispettare i tempi del suo corpo. Le prime sedute di allenamento potrebbero risultare ostiche, occorre quindi resistere senza interrompere l’allenamento a metà, in caso di difficoltà si può ridurre l’intensità, la velocità del passo riuscendo cosi a portare a termine il proprio mini circuito di allenamento.

    Per chi passa dalla poltrona alla pista da corsa potrebbe avvertire dolori e gambe pesanti post allenamento, in questo caso è consigliato sempre dello stretching blando, graduale, e lento per allungare la muscolatura; e idratarsi. E’ fondamentale imparare a bere acqua naturale durante tutto il giorno e indipendentemente dalla stagione, per non incorrere in stati di “disidratazione” anche lieve che vanno ad incidere sulla performance fisica. Se il giorno previsto dell’allenamento le gambe risultano ancora pesanti, il consiglio è quello di non rimandare l’allenamento ma semplicemente sostituire la corsa con una camminata a passo sostenuto alternata da una corsa blanda ma lenta, che aiuta a scogliere la tensione accumulata.

    Dott.ssa Chiara Rancan
    Personal Train

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  • 5 Consigli per podisti esperti

    5 CONSIGLI PER PODISTI ESPERTIPer i Podisti che corrono da più tempo ma che sono in stand by di rendimento ecco alcuni consigli per migliorare le vostre performance.

    1. Prima di tutto dovete strutturare gli allenamenti in base al periodo dell’anno nel quale vi trovate.
    2. Quando siete lontani dalle corse dovete lavorare più sulla forza e meno sul ritmo gara.
    3. Prediligere quindi la quantità alla qualità. Man mano che vi avvicinate alle gare la quantità lascia spazio alla qualità.
    4. Strutturare in un certo modo anche l’allenamento. Non serve a nulla partire da casa forte e puntare tutto sul metterci il meno possibile per ritornare. Cosa molto più importate è fare delle ripetute mirate a raggiungere un certo obbiettivo. Un allenamento ideale è quello che prevede un adeguato riscaldamento 10-15 min di corsa leggera, seguito da 10 minuti almeno di andature. Si passa poi alle ripetute che a seconda dell’obbiettivo saranno diverse ma cmq prevedono lavori uguali fatti per più volte e a velocità diverse.
    5. L’allenamento va poi sicuramente concluso con 10-15 minuti di defaticamento e qualche esercizio di stretching.

     

    Dott. Marcello Pavarin
    Preparatore atletico

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  • Allenamento e aumento di peso

    ALLENAMENTO E AUMENTO DI PESO

    Chi si approccia allo sport con l’obiettivo ben preciso di dimagrire, sperando di vedere l’ago della bilancia quasi istantaneamente scendere, spesso rimane deluso e inizia ad adottare tutta una serie di scorciatoie per arrivare all’ipotetico peso forma, inciampando però inesorabilmente in qualche errato luogo comune.

    Durante le prime settimane di dieta e sport, potrebbe verificarsi un “innaturale” aumento di peso e questo potrebbe scoraggiare i neofiti, in realtà questo aumento di peso è legato ad un aumento della massa muscolare, che si sta formando. Con il passare delle settimane, la massa muscolare attiverà il metabolismo, con conseguente aumento del dispendio energetico, ciò significa aumento delle calorie bruciate e progressiva riduzione della massa grassa.

    Dimagrire non significa essere ossessionati dalla bilancia, l’obiettivo non deve essere perdere kg in generale, perché il risultato sarà un corpo flaccido e svuotato.

    Dimagrire non significa nemmeno perdere tutti i “liquidi in eccesso”, inducendo con forza la sudorazione. La sudorazione è un meccanismo naturale di difesa del corpo e in corso di attività fisica occorre reintegrare i liquidi persi, i sali minerali persi, non disidratarsi per vedere la bilancia segnare 1 kg in meno dopo l’allenamento.

    Dimagrire non significa nemmeno “fare la fame”, seguendo rigide diete ipocaloriche. Rigide diete ipocaloriche insieme ad un’attività fisica massacrante potrebbero comportare una graduale perdita di peso legata alla riduzione della massa grassa, ma anche della massa magra per un effetto di “cannibalizzazione” del tessuto muscolare. 1 kg di grasso pesa quanto 1 kg di muscolo ma tra loro ci sono notevoli differenze, e non solo estetiche. Il tessuto adiposo occupa più spazio del tessuto muscolare, il quale per contro brucia più calorie e quindi aiuta il metabolismo a rimanere attivo. Inoltre, il muscolo è segno di un corpo sano, in forma, tonico e asciutto.

    Se ci si approccia allo sport per dimagrire, bisognerebbe imparare a fare i conti non solo con la bilancia ma con tutta una serie di altri fattori; bisognerebbe imparare a “misurare” i progressi non dai numeri che la bilancia segna ma da come i vestiti o lo specchio ci fanno vedere e sentire. Un individuo può pesare 65 kg e avere la pancia gonfia e flaccida, come può pesare 65 kg e avere la famosa ”tartaruga”.

    Se effettivamente, svolgendo attività fisica e seguendo una dieta bilanciata, la massa muscolare aumenta ma il tessuto adiposo con più fatica scende, occorrerebbe rivedere alcuni parametri, come ad esempio:

    • Problemi reali di ritenzione idrica;
    • Aumento di appetito, seguito da un’errata scelta di alimenti per i pasti principali della giornata;
    • Mancanza o non sufficiente attività aerobica, abbinata all’attività di tonificazione;
    • Attività sportiva non idonea al nostro fisico.

    Durante l’attività fisica, il corpo si modifica internamente ed esternamente, occorre saperlo ascoltare e valutare ogni piccolo obiettivo raggiunto, anche con l’aiuto di un personal trainer e di un medico specialista che possano guidare nel percorso, evitando cosi errori e luoghi comuni, che contribuiscono solo a far raggiungere con fatica e non naturalmente il proprio obiettivo finale.

     

    Dott.ssa Chiara Rancan
    Personal Trainer

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  • Preparazione per il ciclismo nel mese di Aprile

    PREPARAZIONE PER IL CICLISMO NEL MESE DI APRILE

    Aprile è il mese dove più o meno tutti gli appassionati ricominciano con le gare. C’è chi ha già gareggiato a marzo, chi invece ha preferito utilizzare i week end liberi per incrementare il proprio fondo e riprendere con le gare più avanti.

    In ogni caso aprile è un mese importante soprattutto per chi ha la possibilità di gareggiare e monitorare le proprie gare, in modo tale da aggiustare eventualmente il tiro. Chi sarà arrivato già con una buona condizione non deve esagerare (la stagione è lunga) mentre chi sarà un po’ più indietro non dovrà esagerare sul lato opposto (ad esempio ammazzandosi di allenamenti assurdi per accelerare il passo).

    Dopo questa premessa, supponendo di essere arrivati fino a qui con un discreto bagaglio di fondo, possiamo iniziare a lavorare maggiormente su soglia anaerobica e su capacità lattacida (è la qualità che consente all’atleta di mantenere per il maggior tempo possibile una velocità elevata in condizioni di acidosi muscolare, senza riduzione del rendimento meccanico). Questa qualità va gradualmente allenata dato che è fondamentale, soprattutto per coloro i quali gareggeranno nel cross country.

    A livello di forza manteniamo una seduta settimanale, aumentando i lavori di forza intermittente (importanti per il metabolismo anaerobico alattacido).

    Senza soffermarci su altre nozioni troppo specialistiche, passiamo a stilare una linea guida per la settimana tipo di aprile:

     

    Lunedi : abituale recupero attivo post gara o distanza, curare stretching.

     

    Martedì: seduta di forza, 6 partenze da fermo da seduto di 10”, rec, 2 minuti.

    Da circa 20 km/h, partenze massimali da seduto con massimo rapporto per 15”, rec.

    45” (in tutto 6-7 ripetizioni).

    SFR: 2’30”x7 (ogni 30” alzarsi in piedi senza ondeggiare o aiutarsi con le braccia).

     

    Agilizzazione nel finale al lungo lento (110 rpm).

     

    Mercoledi: salita lunga incrementale (ad esempio 10’ medio 70 rpm, 6 min veloce 80 rpm 4

    4 min soglia 90 rpm).

    2×6’ (di cui 2’soglia-1’ (15-20 watt oltre soglia)- 2 soglia e così via.

    Agilizzazione nel finale al lungo lento (110 rpm).

     

    Giovedì:     recupero attivo o riposo

     

    Venerdi:  tecnica mtb, inserire tratti da 4-5’ a ritmo gara in prossimità dei frangenti più tecnici

    In modo tale da aumentare feeling di guida e propriocezione del mezzo.

     

    Sabato : scarico (se domenica si corre) oppure giro in mtb a piacere di 3 ore circa.

     

    Domenica: gara o ripetere allenamento del mercoledi.

     

     

     

    Dott. Marco Ponta
    Personal Trainer

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  • Pappardelle tonno e ricotta

    Mi piace tanto questo piatto, mi da l’idea di essere un primo leggero e anche un po’ estivo. Infatti quando fa caldo e non mi vanno quei sughi pesanti, tipo il ragù (e chi ce la fa d’estate a mangiarlo!) però voglio lo stesso la pasta, questa ricetta mi sembra un’ottima alternativa… magari alla fine tanto leggera, dal punto di vista delle calorie, non è, visto che il tonno lo faccio rosolare… ma si, non fa niente!!!

    Senza Uova

    pappardelle-tonno-e-ricotta-L-tIUxXZSenza Zucchero

    Senza Lievito
    Senza Soia

     

    Ingredienti per 4 persone:
    500 g di pappardelle senza glutine
    250 g di ricotta fresca di mucca ( va bene anche quella di pecora o di capra, se vi piace, ma io preferisco quella di mucca perché ha un sapore più delicato e contiene poco lattosio, quindi può andar bene anche per gli intolleranti)
    100 g di tonno del tipo che più preferite
    peperoncino e pepe
    un cucchiaio d’olio d’oliva

    Difficoltà: Facilissima! Difficoltà: Facilissima!

    Preparazione

    Sminuzzate il tonno il più possibile, mettetelo in una padella con un cucchiaio d’olio e fatelo rosolare un pochino, poi aggiungete la ricotta.
    Nel frattempo lessate la pasta senza glutine in abbondante acqua salata.
    Quando la ricotta si è sciolta fino a diventare una bella salsina vellutata e le pappardelle sono quasi pronte, aggiungete due o tre cucchiai dell’acqua di cottura della pasta nel condimento, scolate le pappardelle e versatele nella padella.
    Spolverate il tutto con una manciata di pepe e di peperoncino mischiati (ma si, abbondiamo!), mantecate un po’ e poi servite 🙂

  • Gnocchi con salsina di ricotta e rucola

    Gli gnocchi sono GLI GNOCCHI, accidenti! A chi è che non piacciono? È vero che, un po’ come le lasagne o cannelloni, fanno parte di quelle pietanze che si preparano solo una volta ogni tanto, per le feste o per una cena un po’ più importante… però, secondo me, andrebbero fatti un po’ più spesso!! 😛
    Per questo sto provando ad inventarmi dei condimenti nuovi, qualche sughetto un po’ più leggero… anzi, perché non ci invii qualche bel suggerimento?

    Senza lievito

    Senza glutine

    Senza Lievitognocchi-di-rucola-con-la-ricotta

    Ingredienti per 2 persone:

    400 g di gnocchi gluten free
    150 g di ricotta di mucca
    50 g di burro o margarina
    un mazzetto di rucola
    due cucchiai di parmigiano grattugiato
    un cucchiaio d’olio d’oliva
    sale

    Difficoltà: Facilissima! Difficoltà: Facilissima!

    Preparazione

    Mettete un cucchiaio d’olio in una padella sul fuoco a fiamma bassa, fate sciogliere il burro e poi aggiungete la ricotta. Quando anche questa si è ben sciolta, spolverate con un po’ di sale, triturate la rucola e mettetela in padella. Fate amalgamare per bene il tutto.
    Lessate gli gnocchi in abbondante acqua salata, quando salgono a galla scolateli e metteteli nella padella del condimento assieme ad un paio di cucchiai dell’acqua di cottura.
    A questo punto aggiungete anche un’abbondante manciata di parmigiano grattugiato e girate per bene gli gnocchi in modo che prendano bene tutta la salsa 😛
    Buon appetito!

  • Ictus cerebrale: la prevenzione a tavola

    L’ictus cerebrale rappresenta la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza nei paesi industrializzati. Ma non solo: entro il 2020 la mortalità per ictus rischia di raddoppiare a causa dell’invecchiamento della popolazione.

    L’ictus cerebrale, però, non solo si può curare ma si può prevenire nell’80% dei casi. 

    1. Prima regola: tenere sotto controllo il peso corporeo e l’obesità. Per raggiungere questo vero e proprio obiettivo di salute le linee guida nazionali e internazionali raccomandano di seguire stili di vita sani, attraverso l’attività fisica moderata e costante e un’alimentazione sana come quella che prevede la dieta mediterranea.
    2. Seconda regola: controllo della pressione arteriosa, fino dai 40 anni, ancora più importante nei diabetici, e riconoscimento della aritmia cardiaca dictusdietaefinita fibrillazione atriale e l’astensione dal fumo.

    “Con campagne informative come Aprile mese della prevenzione,A.L.I.Ce. Italia Onlus”, dichiara Francesco Gaballo, vicepresidente dell’Associazione, “intende ridurre l’incidenza dell’ictus cerebrale e migliorare la qualità della vita delle persone colpite, proprio attraverso la diffusione della conoscenza della patologia e dei suoi principali fattori di rischio”.

    Ictus: la prevenzione inizia a tavola

    In numerosi studi epidemiologici, infatti, la dieta è stata individuata come uno dei principali fattori di rischio modificabile.

    In particolare il consumo di olio d’oliva, frutta, verdura e pesce azzurro sembra possa ridurre il rischio ictus fino al 20%.

    L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha valutato in circa 2.64 milioni di casi all’anno il totale delle morti attribuibili ad un inadeguato consumo di frutta e verdura.

    Aumentando il consumo individuale fino a 600 grammi al giorno, si potrebbe ridurre il rischio di infarto e ictus rispettivamente del 31% edel 19%.

    Ancora una volta, è vincente la tradizionale dieta mediterranea, caratterizzata da olio di oliva extravergine come principale fonte di grassi, da un elevato apporto di frutta, noccioline, verdure, legumi e cereali; da un moderato apporto di pesce e pollame, da un basso apporto di latticini, carne rossa e dolci e da un consumo da basso a moderato di vino, in particolare durante i pasti.

    Consumare in particolare agrumi, mele, pere e verdure a foglia contribuisce molto alla protezione: un incremento di circa 200 grammi al giorno, sia di frutta che di verdura, fa diminuire il rischio ictus rispettivamente del 32% e dell’11%.

    Un alto consumo di olio di oliva extravergine, che rientra tra le caratteristiche principali della dieta mediterranea, viene considerato come uno degli elementi che contribuisce maggiormente a proteggere il sistema cardiovascolare: un incremento di 23 grammi al giorno di consumo di olio di oliva è stato inversamente associato all’incidenza dell’ictus (riduzione del rischio del 20%) e alla mortalità (riduzione del rischio dell’11%).

    Se da una parte ci sono nutrienti da consumare con moderazione, come sodio, alcol e grassi saturi perché aumentano il rischio vascolare, per altri, invece, è stato evidenziato un effetto protettivo: omega3, fibre, vitamina B6 e B12, così come l’assunzione di calcio e potassiodiminuiscono il rischio di ictus cerebrale.

    CONSIGLI DIETETICI

    1. Consumare pesce almeno 2 volte alla settimana, soprattutto salmone, pesce spada, pesce azzurro o trota
    2.  Ridurre l’apporto di sale – massimo 5 gr al giorno
    3. Consumare almeno 3 porzioni di frutta e almeno 2 di verdura al giorno
    4. Limitare il consumo di grassi e condimenti di origine animale, preferendo quelli di origine vegetale
    5. Bere non più di 2 bicchieri di vino al giorno

    Seguire la dieta mediterranea riduce, dunque, il rischio di ipertensione, diabete, infarto, obesità e sindrome metabolica.

    Ictus: la prevenzione inizia da piccoli

    Le regole di una sana alimentazione e uno stile di vita corretto, però, dovrebbero essere adottate sin da piccoli, anche i dati dimostrano il contrario: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Europa, 1 bambino su 3 tra i 6 e i 9 anni è sovrappeso o obeso. Ed è per questo che A.L.I.Ce. Italia Onlus intende sensibilizzare anche le famiglie su una maggiore attenzione verso le cattive abitudini alimentari fin dall’infanzia. Non si deve dimenticare che una giusta prevenzione, oltre a benefici in termini di salute, comporterebbe un effetto positivo sul budget nazionale dei Paesi dell’Unione Europea, considerando che attualmente ben il 7% di questo budget viene destinato alle patologie collegate all’obesità.

    In occasione di “Aprile mese della prevenzione dell’Ictus Cerebrale”, la Federazione A.L.I.Ce. Italia Onlus con le sue oltre 70 Associazioni locali darà vita a diverse iniziative di prevenzione,sensibilizzazione e di informazione su questa patologia, grave e disabilitante. Anche quest’anno, inoltre, A.L.I.Ce. Italia Onlus può contare su una testimonial d’eccezione: Valentina Vezzali.

    Fonte:Unilife.
  • Pidocchi in classe? Occhi aperti ma niente panico

    Potranno essere fastidiosi e a volte anche difficili da eliminare, ma i pidocchi della testa non rappresentano certo una malattia, né tantomeno sono il segno di una cattiva igiene personale o domestica. È questo il messaggio principale che emerge da un documento pubblicato dai ricercatori dell’ospedale pediatricoAnn & Robert H. Lurie di Chicago che raccomandano ai genitori di non farsi prendere dal panico se dalla scuola arriva la notizia che qualcuno nella classe del proprio figlio ha i pidocchi.
    Pidocchi in classe? Occhi aperti ma niente panico
    «In realtà i bimbi non dovrebbero nemmeno essere mandati a casa da scuola se la maestra scopre la presenza di questi insetti tra i capelli dell’alunno» dice Karen Sheehan, specialista pediatrica in medicina d’urgenza, «i pidocchi si muovono “camminando”, non possono volare o saltare». E per questa ragione è sufficiente evitare il contatto tra le teste dei bambini per evitare il contagio. E comunque scovare i fastidiosi insetti non è poi così difficile.

    «La diagnosi è immediata se si vede un pidocchio vivo che si muove tra i capelli, ma bisogna anche stare attenti alla presenza delle uova» ricorda l’esperta sottolineando che se le lendini – così sono chiamate le uova dei pidocchi – si trovano sul capello a una distanza inferiore a mezzo centimetro è molto probabile che ci sia un’infestazione in corso, mentre se sono più lontane dal cuoio capelluto è più probabile che si tratti dei resti di una vecchia infestazione ora non più presente.

    «Una volta appurata la presenza dei pidocchi si deve procedere con un trattamento per eliminare sia gli insetti vivi sia le uova e che si basa sull’uso di un pettine a denti molto stretti e su prodotti acquistabili in farmacia senza prescrizione medica» continua Sheehan precisando che se i pidocchi si dimostrano resistenti ai trattamenti disponibili è necessario rivolgersi al medico per scegliere una diversa strategia. Ma non basta. Se un membro della famiglia ha i pidocchi è bene che anche tutti gli altri componenti del nucleo familiare si controllino i capelli e che le federe dei cuscini o i pettini e le spazzole vengano accuratamente lavati.

    «Non serve disinfettare o disinfestare la casa: i pidocchi vivono solo pochi giorni lontani dalla testa» spiega l’autrice, «resta comunque fondamentale controllare con attenzione e regolarità la testa dei bambini e spiegare loro che è meglio non condividere pettini, spazzole e cappelli con i compagni».

    Fonte: dica33.
  • Tapa all’italiana!

    bruschettaINGREDIENTI per 2 persone:

    per le patate:

    2 patate grandi lesse;

    sale;

    timo e prezzemolo secco;

    olio extravergine d’oliva.

    per i mini hamburger:

    150gr di macinato di carne di maiale con una bassa percentuale di grasso;

    sale;

    pepe nero macinato;

    semi di finocchietto;

    2 cucchiai di vino bianco.

    per la composta di ciliegie:

    100gr di ciliegie senza nocciolo;

    50gr di zucchero di canna grezzo;

    50ml acqua;

    50ml di vino rosso.

    per la finitura:

    glassa di vino rosso (ridurre 100ml di vino con 60gr di

    zucchero);

    origano;

    PREPARAZIONE:

    100gr formaggio fresco (tipo asiago, edam o quello che si preferisce).

    Per le patate: tagliare a metà le patate nel senso della lunghezza, quindi metterle su una teglia foderata con carta da forno e condirle con olio, sale e le spezie. infornare per circa 25min (dipende dalla grandezza delle patate) a 180°c.

    Per i mini hamburger: amalgamare tutti gli ingredienti e formare dei mini hamburger della grandezza di una noce. Cuocerli su una piastra ambo i lati.

    Per la composta di ciliegie: mettere tutti gli ingredienti in un padellino antiaderente e lasciar cuocere a fiamma bassa fino ad ottenere un composto denso.

    Per la finitura: porre il formaggio sopra le patate e adagiarvi i mini hamburger. Mettere in forno a far fondere il formaggio.

    Impiattare ponendo al centro del piatto la patata, con sopra la composta di ciliegie. decorare il tutto con la glassa di vino rosso e origano.

    Buon appetito!!!!

    Fonte: ricettesenzaglutine.com
  • Torta rustica di Patate e Spinaci

    Mi piacciono le torte rustiche, si possono mangiare come primo d’estate, quando non si ha voglia di un piatto caldo, oppure basta tagliarle a spicchietti o a quadratini ed ecco che salta fuori un bell’antipasto da servire agli amici!

    Senza Zucchero
    torta-salata-con-crosta-di-patateSenza Lievito
    Senza Soia

     

     

     

    INGREDIENTI:

    1 kg di patate
    600 g di spinaci freschi
    250 g di ricotta
    2 uova
    100 g di panna liquida
    70 g di parmigiano reggiano grattugiato o di formaggio grana
    50 g di latte
    10-15 g di burro
    noce moscata
    olio
    pepe
    sale

    Difficoltà: Puoi Farcela! Difficoltà: Puoi Farcela! Difficoltà: Puoi Farcela! Difficoltà: Puoi Farcela! Difficoltà: Puoi Farcela!

    Preparazione

    Lessate le patate e lasciatele raffreddare.

    Fate riscaldare un po’ d’olio in una padella e cuoceteci gli spinaci. Fateli saltare per pochi minuti, aggiungete un po’ di sale, girateli e coprite la padella con un coperchio, quindi fateli cuocer ancora un paio di minuti e poi spegnete il fuoco.

    Pelate le patate e tagliatele a fettine abbastanza spesse.

    Mettete la ricotta in una insalatiera, aggiungeteci, il formaggio grattugiato, un po’ di noce moscata, un pizzico di sale ed una grattugiata di pepe; mescolate bene il tutto.

    Foderate una teglia con della carta da forno e sistemateci uno stato di fettine di patate, poi stendeteci sopra la ricotta e 3/4 degli spinaci cotti.

    Ricoprite il tutto con una salsina preparata con le uova battute assieme al latte ed alla panna liquida, con l’aggiunta di un pizzico di sale ed un po’ di pepe e di noce moscata.

    Coprite con uno strato di patate finale e decorate la teglia con gli spinaci rimasti. Spennellate la torta con 10-15 grammi di burro fuso e cuocete in forno preriscaldato a 160° per 50 minuti.

    Fonte: celiachiamo.com

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