• Il muco e la tosse

    L’AIFA INFORMA: “I FARMACI MUCOLITICI PEGGIORANO LE SINTOMATOLOGIE RESPIRATORIE E SONO VIETATI NEI BAMBINI DI ETÀ INFERIORE AI 2 ANNI”approfondimenti-48

    Il muco, la tosse e le varie affezioni respiratorie: gli accorgimenti più utili per evitarli e le valide alternative naturali per accelerarne la risoluzione, senza effetti collaterali, adatte a bambini ed adulti.
    Recentemente l’ufficio di farmacovigilanza dell’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, in seguito ad una revisione di sicurezza condotta sulla classe dei mucolitici sia per uso orale, sia rettale, ha pubblicato una Nota Informativa mettendo in luce i rischi collegati all’utilizzo di tali farmaci, in particolare nei bambini di età inferiore ai 2 anni. I principi attivi di sintesi coinvolti sono:acetilcisteina, carbocisteina, ambroxolo, bromexina, sobrerolo, neltenexina,erdosteina e telmesteina, contenuti in numerosi medicinali, per la maggior parte dispensati
    senza obbligo di ricetta. Questi farmaci hanno attività mucolitica e fluidificante e sono assai frequentemente utilizzati nel trattamento delle affezioni acute o croniche dell’apparato respiratorio, in adulti e bambini. Un’analisi dei dati francesi di farmacovigilanza ha messo in evidenza unaumento dei casi di ostruzione respiratoria e di peggioramento di patologie respiratorie nei bambini di età inferiore ai 2 anni trattati con tali mucolitici. L’AIFA, dopo aver revisionato i dati di sicurezza dei mucolitici disponibili sul territorio nazionale, a fronte di scarsi dati a supporto dell’efficacia di tali farmaci nei bambini di età al di sotto dei 2 anni e sulla base dei dati francesi, ha adottato un provvedimento restrittivo, attualmente in fase di implementazione, per vietare l’uso dei mucolitici nei bambini al di sotto dei 2 anni.
    Anche la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), raccomanda di «evitare l’uso di farmaci mucolitici nei bambini al di sotto dei due anni d’età, in presenza di sintomi di raffreddore e tosse». Sono notizie che fanno pensare! Ebbene sì, anche i farmaci mucolitici, ampiamente utilizzati per alleviare i sintomi dell’eccessiva produzione di muco respiratorio, sono dannosi per l’organismo e possono indurre seri effetti collaterali. Prima di addentrarci in quali sono le valide alternative naturali possibili, vediamo di capire come e perché il muco respiratorio, da efficace meccanismo di difesa delle vie aeree, diventa, fin troppo spesso, causa di patologie.
    IL MUCO e LA TOSSE Il sottile strato di muco che riveste la mucosa delle vie aeree è un efficiente sistema di difesa, ma, in determinate condizioni, può non essere sufficiente a respingere efficacemente la moltitudine di particelle inalate, esponendo al rischio di proliferazione microbica, di infiammazionee di irritazione della mucosa. Tra i fattori che più frequentemente incidono sulla funzionalità della mucosa ricordiamo il fumo, gli sbalzi di temperatura, l’inalazione di aria non adeguatamente umidificata, le polveri sottili e i gas irritanti presenti nell’atmosfera.
    Tutto ciò modifica il muco, rendendolo più viscoso, oltre ad alterare la funzionalità delle ciglia vibratili che rivestono la mucosa stessa, con conseguente diminuzione del battito ciliare e dell’efficienza drenante delle vie aeree. In queste condizioni la mucosa respiratoria può non essere più in grado di respingere la moltitudine di microrganismi con cui viene costantemente a contatto, esponendo al rischio di infezioni, più frequentemente virali e batteriche. Le conseguenze possono coinvolgere diversi distretti dell’apparato respiratorio, dalle altevie aeree (naso, seni paranasali, trombe di Eustachio, adenoidi nei bambini) sino alle mucose più profonde della trachea e dei bronchi, le cosiddette basse vie aeree. Oltre al raffreddore, il sintomo più comune è quello della tosse, che nasce come meccanismo riflesso di difesa, nel tentativo di liberare le vie respiratorie.
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    LATTE E LATTICINI: FATTORI ALIMENTARI CHE AGGRAVANO L’ECCESSIVA PRODUZIONE DI MUCO
    La modificazione reologica del muco delle vie aeree e il conseguente sviluppo di infiammazione, irritazione e dell’aumentata facilità alle infezioni è in relazione non solo con fattori esterni, ossia con la natura dell’aria inspirata, ma può essere anche favorita da elementi legati allo stile di vita, apparentemente senza collegamento alcuno con l’apparato respiratorio. Ci riferiamo in particolare all’alimentazione, soprattutto all’assunzione di cibi che, per la loro natura intrinseca e/o per la reazione che innescano nell’organismo, possono essere definiti “produttori di muco”.
    È ormai più che dimostrato che le mucose dell’organismo sono in costante comunicazione tra di loro; pertanto ciò che incide sull’una si riflette anche sulle altre. In particolare, la stretta relazione tra le mucose intestinale e respiratoria spiega la ragione per cui l’assunzione di alimenti che creano congestione e infiammazione intestinale si traduce anche nella difficoltà della mucosa respiratoria di assolvere al suo ruolo di drenaggio-pulizia delle vie aeree, con il conseguente accumulo di secrezioni che, in condizioni favorevoli, possono diventare terreno fertile per le proliferazioni microbiche.
    Sempre più evidenze cliniche dimostrano che l’assunzione di un alimento in particolare, il latte (e tutti i suoi derivati) si traduce nella tendenza a sviluppare secrezioni viscose in eccesso a livello della mucosa delle vie aeree. Latte e latticini sono veri “produttori di muco”, come evidenziato anche dall’autore Lorenzo Acerra nella sua ultima pubblicazione “Il mal di latte”, Macro Edizioni, di cui consigliamo vivamente la lettura. Latte e derivati sono alimenti da escludere dalla dieta dei bambini (ma non solo, anche degli adulti) che soffrono di problematiche respiratorie, soprattutto se croniche e recidivanti. Eliminare latte e latticini è dunque un passo importantissimo per evitare l’eccessiva produzione di muco e le affezioni respiratorie che ne conseguono. Inoltre, per accelerare la risoluzione delle affezioni respiratorie, la natura può essere di grande aiuto, in primis grazie alle straordinarie proprietà dell’Estratto di semi di Pompelmo.
    Fonte:Prodeco.

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  • Medicinali equivalenti: in una guida AIFA tutto quello che c’è da sapere

    L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha realizzato la guida “Medicinali Equivalenti – Qualità, sicurezza ed efficacia”, con l’intento di fornire a medici, farmacisti e pazienti uno strumento di rapida consultazione sui medicinali equivalenti. La guida è stata redatta dall’Ufficio Informazione Scientifica dell’Agenzia sulla base dei quesiti ricorrenti riguardanti questa specifica categoria di farmaci che vengono posti al Servizio Farmaci-line.FarmaciGenerici3
    “Il medicinale equivalente (generico) va visto” spiega nella prefazione il Direttore Generale dell’AIFA, Luca Pani “al pari di qualsiasi altro medicinale, in un’ottica di conformità ai requisiti di qualità, sicurezza ed efficacia di cui l’AIFA è garante e come un’opportunità per liberare risorse economiche da investire nell’ingresso dei nuovi medicinali salvavita”.
    La pubblicazione affronta in maniera sistematica il tema, iniziando con un excursus storico sull’introduzione dei farmaci equivalenti nel sistema regolatorio italiano, avvenuta circa 20 anni fa. La guida ha l’intento di fugare i dubbi e le perplessità che ancora persistono rispetto a questa importante risorsa terapeutica e nel corso della lettura vengono sfatati molti dei preconcetti e dei “falsi miti” sugli equivalenti.
    Il punto di partenza è la definizione delle caratteristiche costituenti di un medicinale equivalente ovvero “un medicinale che, oltre a contenere nella propria formulazione, la stessa quantità di principio attivo, ha anche una bioequivalenza, dimostrata da studi appropriati di biodisponibilità, con un altro medicinale di riferimento (meglio noto come medicinale “di marca” , “griffato” o “brand” ) con brevetto scaduto”. All’interno del documento vengono chiariti sia il processo che i requisiti necessari per far sì che un medicinale equivalente venga autorizzato e immesso in commercio.
    Uno degli equivoci più frequenti riguarda la terminologia utilizzata per descrivere i medicinali equivalenti, che spesso vengono chiamati “generici”. Il termine “medicinale generico” è la traduzione italiana della definizione “generic medicinal product” riportata nella Direttiva 2001/83, una traduzione letterale che è risultata piuttosto fuorviante. L’aggettivo “generico” viene infatti associato a un prodotto non sufficientemente specifico e possibilmente percepito come inferiore rispetto all’originale. Anche se con la Legge 149 del 26 luglio 2005 era stata di fatto sostituita la denominazione di “medicinale generico” con quella di “medicinale equivalente”, nel linguaggio comune spesso persiste l’uso, non corretto, della prima.
    Tra i focus contenuti in “Medicinali Equivalenti” rientrano quelli specifici dedicati ai requisiti di qualità,sicurezza ed efficacia di questi farmaci, che sono in tutto e per tutto identici a quelli previsti per le altre tipologie.
    “I dati ottenuti dall’uso consolidato del medicinale di riferimento” aggiunge Luca Pani “nel corso degli anni, consentono di delineare per questa tipologia di medicinali, un profilo rischio/beneficio più definito rispetto a quanto sia possibile per qualsiasi nuovo medicinale”.
    Vengono esaurite anche le curiosità relative al concetto di bioequivalenza tra due medicinali che è, in sintesi, la dimostrazione dell’equivalenza terapeutica tra due formulazioni contenenti lo stesso principio attivo. “Due medicinali sono bioequivalenti” si legge nella Guida AIFA “quando, con la stessa dose, i loro profili di concentrazione nel sangue rispetto al tempo sono così simili che è improbabile che essi possano produrre differenze rilevanti negli effetti di efficacia e sicurezza”.
    Infine una sezione è dedicata al costo degli equivalenti, che hanno un prezzo inferiore di almeno il 20% rispetto ai medicinali di riferimento. Nel documento viene spiegato che questa differenza è dovuta al fatto che le aziende produttrici di equivalenti non devono investire risorse nella ricerca sulla molecola, essendo il principio attivo già noto, e non devono condurre né gli studi preclinici né gli studi clinici per dimostrare l’efficacia e la sicurezza del medicinale nell’uomo.
    Fonte:Aifa.
  • Il raffreddore

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    Definizione

    Infezione di origine virale delle mucose di rivestimento delle vie aeree superiori ( naso, seni paranasali, gola ). Esistono più di 200 tipi di virus che possono causare il raffreddore : fra questi i più frequenti sono i rinovirus.

    Cause

    Il raffreddore è un’infezione estremamente contagiosa. Il contagio avviene per via aerea, attraverso le goccioline di saliva e gli sternuti, o per contatto con superfici contaminate da secrezioni nasali infette ( specie le mani ). Particolarmente predisposti all’infezione sono i bambini, che non hanno ancora sviluppato una buona resistenza ai virus del raffreddore e i soggetti con deficit delle risposte immunitarie.

    Sintomi

    I sintomi tipici del raffreddore sono: sensazione di naso chiuso, gocciolamento nasale, starnuti frequenti e abbondante lacrimazione, a volte accompagnati da Mal di gola, Tosse, difficoltà nella respirazione e lieve aumento della temperatura corporea . Eventuali complicazioni ( piuttosto rare ) possono coinvolgere la trachea, l’orecchio e i bronchi, spesso a causa di sovrainfezioni batteriche.

    Diagnosi

    La diagnosi di raffreddore comune è basata sulla sintomatologia e generalmente non richiede esami di laboratorio. Un esame del sangue e una radiografia del torace possono essere eseguiti in caso si sospettino complicanze.

    Cure

    Non esistono farmaci specifici per la cura del raffreddore . Il trattamento è rivolto essenzialmente al miglioramento dei sintomi e si basa sul riposo al caldo e sull uso di decongestionanti nasali ( sotto forma di gocce o spray ),antistaminici e sciroppi per la Tosse . L’assunzione di aspirina non è raccomandata nei bambini sotto i 12 anni, perché può provocare lo sviluppo di una grave, anche se rara, malattia: la sindrome di Reye.

    Cure alternative

    Fra i rimedi fitoterapici, studi clinici hanno documentato l’efficacia dell’echinacea nel ridurre la durata e la gravità dei sintomi delraffreddore . Segnalati anche l’aloe vera, l’agrimonia e la salvia, che aiutano in caso di congestione e di febbre. Disponibili rimedi omeopatici e l’agopuntura.

    Alimentazione

    È importante assumere buone quantità di liquidi, per contrastare costipazione e disidratazione. Gli zuccheri raffinati vanno consumati limitatamente, poiché portano alla formazione di acidi nell’organismo. Evitare i prodotti caseari (che fanno aumentare e ispessire il muco ) e i grassi saturi, gli oli idrogenati e gli alimenti fritti ( che appesantiscono l’organismo debilitato e contribuiscono a far aumentare il muco ).
    Fonte: Dica33.
  • Mal di gola

    Definizione

    Infiammazioni di varia origine che colpiscono la faringe, la laringe e le tonsille.

    Cause

    La maggior parte delle infezioni della gola sono provocate da un virus o da un batterio ; tuttavia possono essere anche il risultato di un’irritazione locale dovuta anche all’ esposizione al fumo di sigaretta, agli inquinanti ambientali, alla polvere o all’aria secca invernale. Altre cause che possono contribuire a sviluppare questo disturbo sono un uso eccessivo della voce o la presenza di un ascesso nella parte posteriore della gola o nelle tonsille.

    Sintomi

    Le infiammazioni della faringe possono determinare prurito, dolore e difficoltà nella deglutizione. Una tonsillite può manifestarsi con macchie sulle tonsille, dolore nel deglutire e infiammazione alle orecchie, Una laringite può invece causare un temporaneo abbassamento della voce.

    Diagnosi

    La diagnosi viene effettuata dal medico. Quando si verificano faringiti o tonsilliti da streptococco , molto contagiose e persistenti, è necessario individuare il tipo di microrganismo responsabile dell’infezione alla gola, eseguendo un esame colturale che prevede il prelievo di un po’di muco dalla parte posteriore della gola attraverso un tampone .

    Cure

    Un’infezione da streptococco richiede una terapia antibiotica. Se viene esclusa un’infezione da streptococco, molto probabilmente l’infiammazione della gola è causata da un virus. In questo caso il trattamento antibiotico è inefficace ed è invece diretto a ridurre i sintomi dell’infezione.

    Cure alternative

    Echinacea e sigillo d’oro stimolano la funzionalità del sistema immunitario e aiutano a contrastare qualsiasi infezione. Le bacche di sambuco possiedono proprietà antivirali. L’aglio dotato di proprietà blandamente antibatteriche e inoltre sembra stimolare il funzionamento del sistema immunitario. L’estratto di foglie d’olivo è un ottimo agente antibatterico e antivirale. Consigliati anche agopuntura e omeopatia.

    Alimentazione

    In caso di infiammazione della gola un ghiacciolo di succo di frutta può essere un efficace ma temporaneo analgesico .
  • Vitamina C, frutta e verdura per vivere sani e a lungo

    Almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno.
    Gli esperti non si stancano di ripetere che portare a tavola questi alimenti è fondamentale per mantenersi in buona salute e vivere a lungo e queste osservazioni sono state confermate anche da un recente studio pubblicato sulla rivista American journal of clinica nutrition. Gli autori della ricerca, guidati da Camilla Kobylecki, del Dipartimento di biochimica clinica al Herlev and gentofte hospital di Hellerup in Danimarca, sono però andati oltre e sono giunti alla conclusione che la vitamina C è probabilmente una delle maggiori responsabili dell’effetto benefico di frutta e verdura.
    «Un elevato consumo di frutta e verdura e alti livelli plasmatici di vitamina C sono stati associati a un basso rischio di malattie ischemiche cardiache, ma i dati disponibili sono contrastanti» spiega la ricercatrice che, assieme ai colleghi, ha voluto dimostrare l’ipotesi che alti livelli di vitamina C legati a motivi genetici o a un alto consumo di frutta e verdura sono associati a un rischio ridotto di malattie cardiovascolari e morte prematura. Per l’analisi, i ricercatori hanno utilizzato i dati relativi a circa 100mila persone, incluse informazioni sulle abitudini alimentari e con la possibilità di effettuare analisi sul Dna dei partecipanti.
    «Abbiamo osservato che nelle persone che consumavano più frutta e verdura, il rischio di malattie cardiache ischemiche si riduceva del 13 per cento e quello di mortalità per qualsiasi causa del 20 per cento rispetto a quanto osservato in chi ne consumava poca» spiega l’autrice. Ma il lavoro di Kobylecki e colleghi non si ferma qui. Analizzando particolari caratteristiche del DNA dei partecipanti, gli esperti danesi hanno valutato anche le caratteristiche genetiche che determinavano alti livelli di vitamina C, arrivando alla conclusione che probabilmente è proprio tale vitamina a determinare i benefici legati al consumo di frutta e verdura. «Il nostro organismo non è in grado di produrre la vitamina C e quindi la dobbiamo assumere dall’esterno» spiega Boerge Nordestgaard dell’Università di Copenaghen, che poi conclude: «possiamo assumerla sotto forma di supplementi e integratori, ma l’idea migliore è ottenerla da un’alimentazione sana ricca di frutta e verdura».
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    Fonte:Dica33.
  • Infezioni dell’orecchio: come curare nel neonato

    Secondo i dati dell’American Academy of Pediatrics, tre bambini su quattro sono vittime di almeno un’infezione all’orecchio prima di compiere un anno. Si tratta dunque di un problema piuttosto comune, ma che spesso si rivela difficile da individuare soprattutto perché, come spiegano gli esperti del Loyola university health system (Stati Uniti) in un recente comunicato, i bambini così piccoli non parlano e non sono in grado di comunicare in modo preciso i sintomi.

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    «Tra questi sintomi vanno inclusi per esempio anche febbre, irritabilità e problemi con il sonno» afferma Andrew Hotaling, otorinolaringoiatra pediatrico nell’istituzione americana, che poi elenca i potenziali rischi legati a queste infezioni. «Se non trattate in modo corretto, oppure se troppo gravi o frequenti, le infezioni all’orecchio possono portare anche a problemi con lo sviluppo del linguaggio o di altre importanti caratteristiche tipiche del periodo di crescita» continua lo specialista.
    E dal momento che queste infezioni che in genere colpiscono l’orecchio medio, possono essere causate da batteri, in alcuni casi potrebbe essere necessario utilizzare antibiotici che vanno però somministrati solo se il problema non si risolve per altre vie. «L’uso improprio di antibiotici rischia di creare danni futuri e di rendere inefficaci questi farmaci più in là negli anni» ricorda Hotaling,suggerendo anche l’utilizzo di anti-infiammatori come ibuprofene e acetaminofene nelle loro versioni pediatriche per alleviare i sintomi.
    Ma ci sono anche rimedi non farmacologici che possono rivelarsi altrettanto efficaci contro il fastidio dei sintomi, come per esempio applicare un panno tiepido (non caldo) vicino all’orecchio che fa male. E se proprio l’infezione diventa cronica e non se ne vuole andare, si può pensare di ricorrere a piccoli tubi da inserire nell’orecchio per mantenere la corretta ventilazione ed evitare la formazione e l’accumulo di liquido. «SI tratta di un piccolo intervento della durata di 15 minuti circa che richiede anestesia ma non è poi così invasivo» dice l’otorinolaringoiatra. «Si esegue in ambulatorio e dopo un’oretta circa il piccolo può tornare a casa».
    Fonte: Dica33.