• 6 MOTIVI PER ASSUMERE UN MULTIVITAMINICO NATURALE

    6 motivi per assumere un multivitaminico naturale

    MULTIVITAMINICO NATURALE, PER SOSTENERE IL BENESSERE DI ADULTI E BAMBINI

    Spesso si sente parlare di vitamine, ma in pochi sanno esattamente di cosa si tratta. Il termine deriva dal tedescovitamin e significa letteralmente “anima della vita”.

    Le vitamine sono infatti sostanze fondamentali per il mantenimento delle attività vitali, indispensabili e insostituibili per la vita, che l’uomo assume con gli alimenti. Esse sono inoltre dei macronutrienti che l’organismo umano non è in grado di sintetizzare (ovvero produrre) e che pertanto devono essere introdotti con un’alimentazione sana ed equilibrata.

    Quando l’apporto di vitamine assunte con con la dieta quotidiana è insufficiente, per evitare pericolose carenze, è possibile fare ricorso a un multivitaminico naturale, scegliendo un integratore che metta a disposizione il 100% dell’NRV di vitamine.

    MULTIVITAMINICO NATURALE: TUTTE LE VITAMINE ESSENZIALI IN UNA SOLA DOSE

    Quando può essere utile assumere un multivitaminico? E perché è bene scegliere un integratore multivitaminico naturale? Scopriamolo assieme!

    1. Prevenire eventuali carenze di vitamine. Talvolta lo stress della vita quotidiana o un’intensa attività fisicapossono aumentare il fabbisogno di vitamine. In altri casi, invece, è impossibile soddisfare l’intero fabbisogno con la sola alimentazione, a causa di diete troppo rigide o a seguito di condizioni particolari, comeproblematiche a carico del fegato o altre patologie, oppure l’assunzione di farmaci che ostacolano il corretto assorbimento delle vitamine. In tutti questi casi, per prevenire carenze è possibile fare ricorso a un integratore multivitaminico naturale.

    2. Vitamine liposolubili e idrosolubili assieme in una dose giornaliera. Una dose giornaliera di un multivitaminico naturale mette a disposizione le giuste dosi di vitamine idrosolubili e liposolubili; le prime (Vitamina C e del gruppo B) possono sciogliersi nell’acqua, non possono essere accumulate nel nostro organismo e, soprattutto, vanno introdotte quotidianamente con il cibo; le seconde (gruppi A, E, D, K) possono sciogliersi in sostanze grasse ed essere immagazzinate nel fegato dove diventano una sorta di “riserva” per il nostro organismo.

    3. Un aiuto contro la stanchezza. Alcune vitamine, come la vitamina C, le vitamine del gruppo B (B2, B3, B5, B6, B12) e l’acido folico possono aiutare a combattere la stanchezza e l’affaticamento eccessivo.

    4. Favorire il benessere delle ossa. Tra le vitamine incluse nella formulazione di un multivitaminico naturale è molto importante il ruolo svolto dalla vitamina D, che contribuisce all’assorbimento e all’utilizzo del calcio e del fosforo e, assieme alla vitamina K, favorisce il mantenimento di ossa normali.
    5. Sostenere il corretto funzionamento del sistema immunitario. Carenze vitaminiche, specie se protratte nel tempo, possono “indebolire” il sistema immunitario e favorire l’insorgenza di varie problematiche fisiche. Alcune vitamine, infatti, come la Vitamina C, la B12, la vitamina D aiutano sistema immunutario a funzionare regolarmente e, di conseguenza, mantengono attiva la principale “difesa” naturale del nostro corpo.
    6. Assenza di additivi di origine sintetica. Un multivitaminico naturale, come indica il nome stesso, mette a disposizione dosi elevate di vitamine, molte delle quali, come la vitamina C, ricavate da piante come la Rosa canina, senza alcuna aggiunta di conservanti, coloranti, edulcoranti o altri additivi di origine sintetica. Sarà così possibile sfruttare tutti i benefici delle vitamine, senza alcun “effetto collaterale”.multivitaminico_naturale_2

    Nella scelta di un multivitaminico naturale, infine, è bene orientarsi verso un prodotto concepito per far fronte alle specifiche esigenze in base alla fascia d’età. Questo perché la quantità di nutritivi giornaliera raccomandata (NRV) per bambini  e ragazzi nella fase di crescita è diversa dal quella di un adulto.

    Il multivitaminico migliore è dunque quello che in 1 sola dose giornaliera può garantire l’assunzione del100% NRV in base alla fascia d’età (ricordiamo che, al contrario di quello che pensano molti, il 100% NRV è la soglia minima di nutritivi da assumere giornalmente per il benessere generale). Grazie al supporto di questi prodotti, sarà così possibile integrare efficacemente questi preziosi nutritivi, troppo spesso sono carenti a causa di fattori esterni o di uno stile di vita scorretto.

    RDA e NRV, questi sconosciuti!

    Sia l’RDA(Recommended Daily Allowance) che l’NRV che lo ha recentemente sostituito, indicano la dose MINIMAdi una vitamina o di un minerale di cui si ha bisogno per rimanere sani e per evitare carenze nutrizionali. Per questo motivo si possono assumere quantitativi maggiori del 100% NRV o RDA.
    L’UL (Tolerable Upper Intake Level) è, invece, la quantità giornaliera massima di vitamine e minerali che si possono introdurre. Sia gli NRV sia gli UL ammessi negli integratori alimentari sono stati stabiliti dal Ministero della Salute. «Nel maggio 1941 un comitato dell’Accademia delle scienze statunitense propose per la prima volta che venisse stabilita una “quantità giornaliera raccomandata” di nutrienti essenziali. Tali linee guida furono sviluppate con l’obiettivo di ridurre tra la popolazione l’incidenza di malattie da carenza alimentare come scorbuto (carenza di vitamina C), pellagra (carenza di niacina) e beriberi (carenza di vitamina B)». (J. E. Pizzorno Jr., M. T. Murray,Trattato di medicina naturale, Novara 2001).

     

    Fonte:Dr Giorgini.

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  • I RIMEDI NATURALI PER IL TONO DELL’UMORE

    DIVERSI FATTORI ESTERNI POSSONO INCIDERE SUL NOSTRO BENESSERE MENTALE

    A chiunque sarà capitato almeno una volta nella vita di accusare improvvisi sbalzi d’umore,img_ART_TONO-UMORE-INTEGRATORI-PER-UMORE anche momentanei e di lieve entità.

    Anche chi non ha conosciuto in prima persona gli effetti di un alterato tono dell’umore, probabilmente li ha visti su amici o parenti.

    Il benessere mentale e il tono dell’umore, infatti, possono essere influenzati da diversi fattori, interni ed esterni al nostro corpo, che non sempre è possibile tenere sotto controllo. Tra i fattori esterni che possono scatenare questo tipo di fastidi ricordiamo:

    • superlavoro e stress;
    • problemi familiari;
    • cambiamenti repentini nelle abitudini e stile di vita.

    Il cambio di stagione, inoltre, è un periodo critico, in cui diversi fastidi possono essere “amplificati”, anche a seguito delle diverse sollecitazioni e cambiamenti cui è sottoposto l’organismo.

    In questi casi, il nostro corpo inizia a mandarci alcuni segnali da non sottovalutare, per indicare che il suo equilibrio è stato alterato e che “qualcosa non va”.

    Alcuni dei sintomi più comuni sono:

    • apatia, scarso interesse generale per le attività quotidiane;
    • difficoltà a prendere sonno, insonnia o, al contrario, sonnolenza eccessiva;
    • affaticamento e mancanza di energia;
    • agitazione costante;
    • difficoltà di concentrazione.

    Nel caso in cui questi sintomi fossero particolarmente frequenti, o perdurassero per lungo tempo, è sempre bene rivolgersi al proprio medico di fiducia.

    LE PIANTE AMICHE DELL’UMORE E DEL RILASSAMENTO

    Chi desidera contrastare le problematiche connesse a un alterato tono dell’umore può trarre giovamento anche dalla fitoterapia.

    Esistono infatti integratori naturali specifici, formulati con piante e nutritivi ad hoc, utili per contrastare lo stress e sostenere il tono dell’umore.

    Alcune delle piante più sfruttate in questi casi sono:

    • iperico (promuove il tono dell’umore e favorisce rilassamento e benessere mentale);
    • valeriana (favorisce il rilassamento e il sonno in caso di stress);
    • avena (aiuta il rilassamento in caso di stress e favorisce il benessere mentale);
    • passiflora (aiuta sonno e rilassamento in caso di stress e promuove il benessere mentale).

    Nella formulazione di alcuni prodotti, per ottenere un effetto sinergico sono talvolta utilizzati anche estratti di altre piante come camomilla, melissa, griffonia e lavanda.

    Spesso, inoltre, viene sfruttata anche l’azione di vitamine e nutritivi, come:

    • magnesio, che può contribuire al funzionamento del sistema nervoso e a mantenere le normali funzioni psicologiche;
    • vitamine B1, B3, B6, B12, C e acido folico, che possono sostenere la funzione psicologica.

    Un’alimentazione bilanciata e una regolare attività fisica, per finire, possono essere altri validi alleati per tenere a bada gli sgraditi sbalzi dell’umore.

    Fonte:Dr.Giorgini.

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  • ABBRONZATURA: 10 E REGOLE PER UN’ABBRONZATURA SANA E DURATURA

    COME PREPARARE LA PELLE ALL’ABBRONZATURA IN MODO NATURALE

    I primi weekend soleggiati di maggio sono un’ottima occasione per trascorrere un po’ di tempo al mare, in spiaggia, e per esporsi dopo i mesi invernali ai raggi del sole. Proprio in questo periodo possiamo infatti iniziare a preparare la pelle al img_ART_AbbronzaturaSana_aprile_2016sole estivo seguendo una dieta ricca di verdura e frutta di stagione ed esponendoci con gradualità ai primi tiepidi raggi. Un aiuto in più per favorire l’agognata tintarella può inoltre arrivare dall’assunzione di prodotti naturali specifici, ovvero i cosiddetti integratori solari.

    10 REGOLE PER UN’ABBRONZATURA INTENSA E SICURA

    Anche l’intensità dell’abbronzatura che ciascuno di noi può raggiungere dipende dal fototipo di appartenenza. Non è realistico né, soprattutto, sano voler “forzare la mano” e pretendere di ottenere in poco tempo una tintarella intensa se si appartiene a uno dei primi fototipi (il fototipo 1, quello più “chiaro”, per esempio, non si abbronza mai, mentre il 2 e il 3 possono conquistare gradualmente un po’ di colore).

    Con le giuste accortezze, e preparando la pelle al sole anche mediante integratori solari, è tuttavia possibile favorire l’abbronzatura rispettando la natura della propria pelle. Alcune regole valide per tutti possono inoltre darci una mano a preservare lasalute dell’epidermide e conquistare in modo correttol’agognata tintarella.

    Il nobile pallore dell’Ottocento

    È singolare notare come la percezione dell’abbronzatura in vigore nell’Ottocento sia oggigiorno ribaltata: infatti, mentre alla fine dell’Ottocento un incarnato color porcellana era sinonimo di nobiltà ed eleganza, di contro una pelle dorata dal sole era associata alle classi sociali (e ai lavori) più umili. Oggi, invece, icanoni estetici si sono del tutto ribaltati e un colorito abbronzato è considerato sinonimo di vitalità e bellezza. E però, anche per quel che riguarda l’abbronzatura è sempre bene evitare gli eccessi che possono avere effetti negativi sia per l’estetica, sia per la salute.

    integratori solari e protezione

    1. Alimentazione corretta. Come per quasi tutte le funzioni dell’organismo, anche nel caso dell’abbronzatura l’alimentazione è fondamentale; esistono, infatti, particolari sostanze contenute in alcuni alimenti che aiutano la nostra pelle a colorarsi in maniera più graduale e omogenea, nonché a sviluppare le opportune difese che proteggono da eritemi e scottature. Nella top ten dei cibi che aiutano la pelle ad abbronzarsi in modo intenso e sano sono presenti carote, albicocche, radicchi, peperoni e pomodori.
    2. Bere molta acqua. Per avere una pelle più luminosa e contrastare spellature antiestetiche, oltre alla protezione è fondamentale l’idratazione. È quindi consigliabile bere almeno 1,5 o 2 litri di acqua al giorno, specie quando le temperature sono elevate, per evitare una disidratazione eccessiva.
    3. Eliminare le cellule morte. Prima di esporsi al sole, è possibile preparare la pelle anche con un esfoliante per il corpo, non troppo aggressivo, in modo tale da rimuovere le cosiddette “cellule morte” ed evitare così antiestetiche abbronzature a chiazze.
    4. Esposizione graduale. A prescindere dal fototipo di appartenenza, la gradualità dell’esposizione è fondamentale. Specie chi ha la pelle più chiara dovrebbe iniziare ad esporsi per poco tempo (mezz’ora, un’ora al massimo ed evitando le ore centrali) per poi aumentare progressivamente i tempi di permanenza sotto il sole.
    5. Ripetere l’applicazione della protezione solare. La crema solare dovrebbe essere sempre applicata prima di esporsi al sole (e non quando si è già distesi sull’asciugamano) e con estrema accuratezza, prestando attenzione a non dimenticare zone “critiche”, come ginocchia, orecchie, interno braccia ecc. Inoltre è bene riapplicare il solare più volte nel corso della giornata, specie dopo i bagni nel mare o in piscina o in caso di intensa sudorazione (che tende a “rimuovere” la crema).
    6. Evitare profumi alcolici sotto il sole. Per evitare macchie sulla pelle è bene non spruzzarsi profumi alcolici prima di esporsi al sole. Al massimo è possibile concedersi l’utilizzo di acque profumate prive di alcol appositamente concepite per essere usate anche in spiaggia.
    7. Attenzione nelle giornate nuvolose. Il sole “filtra” anche attraverso le nuvole, quindi è bene usare regolarmente la protezione anche nelle giornate più fresche e nuvolose, per non ritrovarsi a fine giornata con la sgradevole sorpresa di una scottatura.
    8. Proteggersi con un cappello e occhiali da sole. Specie in piena estate, quando le radiazioni solari sono molto intense, è bene proteggersi sempre anche con un cappello, per evitare colpi di calore. Per tutelare la salute gli occhi, è inoltre consigliabile indossare sempre gli occhiali da sole.
    9. Asciugarsi un po’ dopo il bagno. Dopo il bagno in mare o in piscina, sarebbe bene asciugare un po’ la pelle tamponandola con il telo. Infatti le gocce d’acqua sull’epidermide possono aumentare il riflesso del sole e favorire le bruciature.
    10. Usare sempre un dopo sole. Dopo un’intensa giornata sotto il sole, la pelle va dissetata anche con prodotti specifici, per lenire eventuali arrossamenti e far fronte alla disidratazione causata dai raggi uv, dal vento e dalla salsedine (o dal cloro delle piscine).
    Fonte:Dr. Giorgini.

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  • Pressione arteriosa: come e perché misurarla?

     Smiling doctor taking the heartbeat of a patientPressione arteriosa: che cos’è?

    La pressione arteriosa, quella misurata a casa propria, dal medico o dal farmacista, è la pressione che il sangue, pompato dal cuore, esercita sulle pareti delle arterie che trasportano il sangue nell’organismo.

    Perché è importante misurarla?

    Conoscere i propri valori di pressione arteriosa è fondamentale per evitare che la presenza di valori troppo alti (ipertensione) possano favorire l’infarto e l’ictus cerebrale.
    In particolare, se ad essere ipertesi sono persone già a rischio perché in sovrappeso o forti bevitori, fumatori oppure sofferenti di diabete o di malattie renali.

    Il valore della pressione arteriosa è dato da due numeri: il primo è la pressione sistolica, il secondo la diastolica.

    • La pressione sistolica, o massima, è la pressione che si rileva mentre il cuore si contrae e pompa il sangue nelle arterie
    • La pressione diastolica, o minima, è la pressione che si misura nelle arterie tra due contrazioni, mentre il cuore si rilassa per riempirsi di sangue per il battito successivo.

    I valori misurati sono espressi in millimetri di mercurio (sigla mmHg) e riportati, ad esempio, nella forma 120/80 che si legge “120 su 80”. Si considera “ottimale” una pressione che non superi i 120 mmHg per la sistolica e gli 80 mmHg per la diastolica.

    Quando è che si parla di ipertensione arteriosa?

    L’ipertensione arteriosa spesso non da sintomi e non è una malattia di per sé, ma la sua presenza aumenta il rischio di essere colpiti da ictus, infarto, insufficienza renale ed altre malattie.

    Soffriamo di ipertensione arteriosa, ovvero di pressione alta, quando i valori della pressione “sistolica” sono uguali o maggiori di 140 mmHg e quelli della pressione “diastolica ” sono uguali o superiori a 90 mmHg.

    Pressione arteriosa: come si misura?

    La misurazione della pressione arteriosa più comune è effettuata utilizzando appositi strumenti misurare la pressione del sangue dall’esterno, in modo indiretto.

    Durante tutta la misurazione della pressione, è bene seguire questa semplici regole:

    1. La persona deve essere rilassata, seduta in maniera comoda, in ambiente tranquillo, con temperatura confortevole da almeno cinque minuti.
    2. Nell’ora precedente alla misurazione della pressione non si dovrebbero assumere bevande con caffeina, né fumare da almeno un quarto d’ora (meglio sarebbe non fumare affatto!).
    3. Il braccio deve essere appoggiato ed il bracciale deve essere posizionato all’altezza del cuore.
    4. Le dimensioni del bracciale di gomma devono essere adattate a quelle del braccio del paziente. Nei bambini o negli adulti molto magri, è necessario utilizzare bracciali di dimensioni minori di quelle standard, mentre nel caso di persone molto robuste o di pazienti obesi, il bracciale dovrebbe avere una lunghezza superiore.
    5. L’ideale è effettuare almeno due misurazioni successive: se la differenza tra i valori così supera i 5 mm Hg, procedere con ulteriori misurazioni fino a che i valori misurati risultino abbastanza stabili.

    È possibile prevenire l’ipertensione arteriosa?

    Molti casi d’ipertensione arteriosa sono dovuti a stili di vita non corretti ed è su questi che è necessario intervenire.
    Ricordando che ciascuna persona se smette di fumare, segue determinate indicazioni alimentari – così da tenere sotto controllo il proprio peso – e dedica un po’ del proprio tempo ad un’attività fisica, fa del bene alla propria salute.

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    Su questo argomento leggi anche Sotto pressione. Meno sale è più salute, un libretto, a cura di Simona Giampaoli e Jeremiah Stamler, con i consigli pratici per avere cura del proprio cuore e tenere adeguatamente sotto controllo la propria pressione arteriosa.

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    L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dedica una sezione delle linee-guida per il trattamento dell’ipertensione arteriosa alle indicazioni di ordine non farmacologico utili, in particolare, per quei pazienti che non presentano fattori di rischio aggiuntivi.

    Ne riportiamo qui di seguito alcune:

    • controllare il peso corporeo,
    • contenere il consumo di alcol,
    • evitare il fumo,
    • limitare le condizioni di stress,
    • ridurre l’apporto di sale e l’uso degli alimenti che ne sono ricchi (ad esempio gli insaccati),
    • contenere il consumo di grassi animali (contengono colesterolo),
    • non abusare di liquirizia,
    • seguire una dieta ricca di magnesio e potassio (cereali, frutta, verdura, agrumi),
    • esercitare regolarmente un’attività fisica.

    Pressione arteriosa: situazioni particolari

    Misurare la pressione in caso di aritmie

    Se il cuore batte ad intervalli regolari, durante la misurazione è facile distinguere la pressione “massima” o “sistolica” (il momento in cui compare il rumore del battito cardiaco) ed una pressione “minima” o “diastolica” (ovvero il momento in cui scompare il rumore del battito cardiaco).

    Se il cuore non batte ad intervalli regolari, come in caso di aritmie o di fibrillazione atriale, non è così semplice eseguire una corretta misurazione della pressione.
    Alla luce di ciò è consigliabile interrogarsi e verificare, durante la misurazione della pressione, la presenza o meno di possibili aritmie come la fibrillazione atriale, utilizzando ad esempio apparecchi dotati di un algoritmo validato per questa rilevazione piuttosto che il tradizionale sfigmomanometro.

    La presenza di questa aritmia, può determinare una perdita di vigore nella contrazione degli atri, con un conseguente ristagno di sangue che può essere responsabile della formazione di coaguli a livello del cuore, con il possibile distacco di emboli che, se raggiungono il circolo cerebrale, possono essere causa di ictus ischemico.

    La Fibrillazione Atriale è spesso asintomatica ed è un importante fattore di rischio per ictus, per questo controllare e misurare, in modo semplice e con regolarità,  la pressione arteriosa con apparecchi che indichino nella propria destinazione d’uso la possibilità di fare uno screening della Fibrillazione Atriale,  può rappresentare un primo passo verso la prevenzione dell’ictus.

    Fonte: SIIA – Società Italiana Italiana per l’Ipertensione

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  • QUANDO E’ UTILE INTEGRARE CON I SALI MINERALI?

    QUANDO E' UTILE INTEGRARE CON I SALI MINERALI? In linea generale una corretta alimentazione è in grado di soddisfare appieno il fabbisogno giornaliero di sali minerali.  Quando invece sottoponiamo il nostro organismo a sforzi maggiori, come nel caso degli sport di endurance con prestazioni certamente superiori all’ora, che producono una notevole sudorazione, può verificarsi che il livello di questi sali minerali sia carente. Importante in questi casi assumere adeguate quantità di acqua che anche se oligominerale, permette l’introduzione di quantità fisiologiche di sali. Ci sono però momenti in cui anche la corretta idratazione non è più sufficiente ed è necessario allora ricorrere ad integratori salini, in particolare di cloro, magnesio, potassio e sodio.

    Il reintegro idrosalino è importante perchè una carenza di questi micronutrienti può portare a crampi muscolari, stanchezza e cali di pressione.

    Il magnesio è importante per la mineralizzazione dell’osso insieme al calcio e al fosforo e inoltre interviene nei processi di trasmissione dell’impulso nervoso. Il cloro regola l’equilibrio idrico insieme al sodio che a sua volta regola anche l’equilibrio acido-base. Il potassio ha le stesse proprietà del sodio e in più regola la contrazione muscolare.

    In base alla quantità di sali minerali contenuti, gli integratori si suddividono in:

    • Ipertonici quelli che hanno una concentrazione superiore ai liquidi corporei ossia > 300 mOsm/L. Questi integratori avendo un’assimilazione molto lunga non devono essere utilizzati durante lo sforzo. Sono fra la categoria meno utilizzata.
    • Isotonici quelli che hanno una concentrazione pari a quella dei liquidi corporei ossia circa 300 mOsm/L. I tempi di assimilazione sono medi e questi integratori sono usati quando lo sforzo non è così intenso ma in ogni caso si ha un’ abbondante sudorazione.
    • Ipotonici quelli che hanno una concentrazione inferiore a 300mOsm/L con tempi di assimilazione brevi. Sono gli integratori da preferire durante le competizioni soprattutto quando si parte già da una situazione di disidratazione.
    Fonte: Proaction
  • La dermatite atopica

    La dermatite o eczema è una malattia infiammatoria cronica della pelle molto comune, non se ne conosce la causa precisa ma è probabilmente il risultato di una combinazione di fattori ereditari familiari, di stimoli irritanti che possono favorire la secchezza, l’arrossamento e il prurito della pelle. Compare spesso nel 2°-3° mese per regdermatite-atopica.jpg_1064807657redire spontaneamente durante l’adolescenza o l’età adulta. All’inizio interessa il volto, collo, torace, poi si concentra maggiormente in corrispondenza di gomiti, ginocchia e polsi. Il decorso della malattia è vario con periodi di completa scomparsa (soprattutto d’estate in esposizione solare) e periodi di peggioramento (in inverno, o in seguito a infezioni).

    La dermatite è caratterizzata da chiazze rosse, che possono formare anche vescicole umide e croste, soprattutto nel bambino più piccolo, con prurito, talvolta intenso, che può provocare anche infezioni della pelle da grattamento. Per prevenirla ed attenuarne i sintomi, utile evitare alcuni fattori ambientali che possano accentuare la secchezza della pelle ed il prurito (caldo, freddo, vento, sudore). In alcuni casi il sapone irrita la pelle; per la detersione è preferibile usare detergenti delicati con base oleosa per mantenere e ripristinare film idro-lipidico cutaneo.

    Dopo il bagno, meglio tamponare la pelle delicatamente con un asciugamano di cotone senza sfregarla e spalmarla poi con creme idratanti ed emollienti, prive di profumi e conservanti; coprire il bambino lo stretto necessario (il calore aumenta il prurito). Evitare indumenti di lana e fibre sintetiche direttamente a contatto con la pelle. Tenere sempre pulite le unghie del bambino per evitare che, grattandosi, si infetti la pelle. Non esiste una terapia capace di guarire la malattia; solo nelle forme più gravi sarà il pediatra a prescrivere i farmaci più indicati (per es. creme a base di cortisteroidi). Eventuali provvedimenti dietetici vanno concordati con il pediatra così da evitare che, senza motivo, si privi il bimbo di nutrienti essenziali alla crescita.

    La dermatite da pannolinoeritema-da-pannolino

    Il pannolino trattenendo le feci e l’urina, crea un ambiente umido e caldo che favorisce la proliferazione di germi e batteri, con conseguente irritazione della pelle (comparsa di puntini rossi). E’ necessario sostituire spesso il pannolino ed eseguire un’accurata pulizia della pelle con acqua tiepida; evitare saponi e detergenti, che possono irritar
    e ulteriormente la pelle. Asciugare la cute con particolare attenzione alle pieghe. Se non sono presenti ulcere si può usare una pasta a base di ossido di zinco in strato sottile, evitare pomate grasse o assorbenti perché impediscono la traspirazione. Lasciare la zona irritata il più possibile scoperta. Talvolta sono necessari prodotti dermatologici medicati ed alcuni di questi richiedono prescrizione medica. Solitamente in 3-4 giorni il problema si risolve.

    La Crosta lattea

    La crosta lattea è uno dei disturbi più comuni nei neonati, compare sul cuoio capelluto come una desquamazione della pelle, forma una patina biancastra e uno strato più o meno evidente di crosticine. Il disturbo scompare normalmente da solo, ma si può facilitare la guarigione lavando la testa del bambino con shampoo delicato oppure utilizzando emulsioni lenitive specifiche, cercando di ammorbidire le crosticine e rimuovendole delicatamente con spazzola e pettine.crosta-lattea-shampoo

    Fonte: Istituto Negri.

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  • TECNICHE DI CORSA: LE ANDATURE

    TECNICHE DI CORSA: LE ANDATURE

    Le andature sono esercizi molto utili per scomporre la corsa in tutti i suo momenti e perfezionare quelli sbagliati. Migliorano la coordinazione, la propriocezione e la mobilità dell’atleta. E’ molto importante inserirle prima di ogni allenamento e vanno differenziate a seconda di ciò che si andrà poi ad allenare. Se l’allenamento sarà di forza, velocità o resistenza ne utilizzeremo alcune piuttosto che altre. Vanno inserite nella parte finale del riscaldamento cioè quando la muscolatura è già abbastanza calda. Sono anche molto importanti perché da qui in poi si va alla ricerca della concentrazione massima e queste devono essere fatte ascoltando le sensazioni corporee, di appoggio e spinta del piede preparando così l’atleta alla parte centrale dell’allenamento. In quest’ultima sarà di fondamentale importanza la concentrazione sul lavoro da svolgere affinchè questo riesca al meglio. Tra le andature più comuni troviamo la rullata, lo skip, la calciata sotto, sale e pepe.

    Entrando quindi nel dettaglio la rullata è una delle andature fondamentali dove la propriocezione la fa da padrona. Infatti il piede deve realmente rullare a terra partendo dal tallone, passando per la pianta e terminando con la punta. Importante quindi appoggiare di seguito tutte le varie parti del piede a terra

    Lo skip (o ginocchia alte) prevede che l’atleta corra a velocità controllata appoggiando l’avampiede a terra e successivamente portando il ginocchio verso l’alto fino ad avere 3 angoli di 90° il primo tra busto e coscia,il secondo tra coscia e gamba e il terzo tra gamba e piede.

    La calciata sotto consiste nel correre portando i talloni ai glutei con la coscia parallela al terreno e la fase di appoggio a terra deve sempre essere di avampiede e con piede reattivo al massimo.

    Sale e pepe è un andatura particolare che assomiglia ad una calciata avanti ma dove la gamba non si allontana di molto dall’asse frontale del corpo e che prevede le punte siano il più alto possibile.

    Se non avete la possibilità di farvi seguire da un allenatore (opzione sempre consigliata), sul web potrete trovare video esemplificativi per svolgere questi esercizi al meglio.

    Dott. Marcello Pavarin
    Preparatore Atletico
    Fonte: Proaction.
  • Vaccini, ecco il decalogo SIP “antibufale”

    primaIn occasione della settimana mondiale delle vaccinazioni, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la Società Italiana di Pediatria lancia il decalogo “antibufale” per smentire i più comuni falsi miti sui vaccini, un’iniziativa volta a contrastare, attraverso la corretta informazione, il calo delle coperture vaccinali.

    Il decalogo sarà distribuito in forma di manifesto  ai 10 mila pediatri associati alla SIP affinché venga esposto negli studi e negli ambulatori pediatrici a disposizione delle famiglie.

    “Il più comune falso mito è credere che le malattie infettive siano scomparse e che i vaccini siano inutili. Al contrario il calo delle vaccinazioni sta facendo riemergere malattie che credevamo debellate, come la pertosse e la difterite”, afferma il Presidente SIP Giovanni Corsello.

    Il decalogo è frutto del lavoro di un gruppo di esperti e rappresenta la prosecuzione di un percorso avviato a novembre dello scorso anno in occasioni degli Stati Generali della Pediatria.

    I vaccini, come tutte le preparazioni, sono composti da molti elementi. Oltre all’antigene ‒ cioè il principio attivo ‒ che solitamente è un microorga

    1nismo (virus o batterio) attenuato o inattivato, sono presenti un liquido di sospensione (spesso acqua distillata sterile o soluzione fisiologica sterile) e adiuvanti (generalmente sali di Alluminio, che stimolano la risposta immunitaria rendendola duratura). L’uso di conservanti a base di mercurio (timerosal) è stato completamente abbandonato nel 2002, sia per l’attenzione mediatica esplosa in quel periodo su basi poi rivelatesi infondate, sia per la scomparsa di vaccini in confezione multidose per i quali era utilizzato. Sono presenti anche stabilizzanti come albumina e gelatina, e infine antibiotici, utilizzati in dosi molto basse per prevenire la crescita batterica: i più utilizzati sono la neomicina, la kanamicina e la streptomicina (altri antibiotici a maggior rischio di allergia non sono utilizzati). Tutte queste sostanze sono presenti in quantità minimali e nella stragrande maggioranza dei casi non costituiscono alcun problema per la salute. Saltuariamente si possono verificare reazioni allergiche locali delle quali il professionista sanitario informerà prima della somministrazione.

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    Fonte: Società pediatrica italiana.

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  • Allattandovi – Banca del Latte Umano Donato di Vicenza –

    Perchè una Banca del Latte Umano?allatto

    L’allattamento al seno rappresenta la norma per l’alimentazione dei neonati sia a termine che pre-termine. Il latte della propria mamma presenta vantaggi di tipo nutrizionale ed immunologico insuperati. Vi sono, però, particolari situazioni cliniche dove il latte della mamma non è disponibile e pertanto sorge la necessità di avere a disposizione del latte umano.

    Nei bambini prematuri la somministrazione di latte umano aumenta la possibilità di sopravvivenza e ne favorisce l’accrescimento e lo sviluppo, perché fornisce tutte le sostanze nutritive di cui hanno bisogno, nella forma più assimilabile e nelle proporzioni esatte.

    Per questo motivo sorgono le Banche del Latte Umano Donato che svolgono un servizio finalizzato a selezionare le donatrici, raccogliere, controllare, trattare e conservare in condizioni di sicurezza il latte delle mamme donatrici e distribuirlo poi gratuitamente per specifiche necessità mediche.

    L’Italia risulta essere, ad oggi, uno tra i Paesi più attivi in Europa con ben 32 banche del latte operative.

    Le banche del latte, e quindi la disponibilità di latte umano donato, costituiscono un importante valore aggiunto a supporto delle terapie nei reparti di patologia nvantaggieonatale.

    Nel 2014 il Reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale S. Bortolo, in concerto con la Direzione dell’Ospedale stesso, la Direzione della Centrale del Latte di Vicenza e la Fondazione San Bortolo, hanno condiviso la volontà di realizzare anche a Vicenza una Banca del Latte. L’obiettivo del progetto è garantire il diritto al latte materno grazie alla solidarietà.

    La Banca del Latte Umano Donato AllattandoVi vede più attori operativi al suo interno.

    Il reparto di Neonatologia dell’Ospedale di Vicenza, a garanzia della sicurezza e dell’idoneità del latte materno donato, esegue accurate indagini sierologiche sulle mamme e scrupolosi controlli microbiologici sul latte. Le mamme donatrici vengono istruite e dotate del materiale necessario al prelievo del latte.

    Il latte donato viene poi ritirato presso il domicilio della mamma da personale formato della Croce Bianca di Vicenza che lo consegna alla Centrale del Latte di Vicenza, qui, nel laboratorio BLUD specializzato, viene pastorizzato e congelato.

    Viene poi riconsegnato al personale della Croce Bianca di Vicenza che lo porta in Ospedale per essere affidato al personale dedicato in servizio presso la Patologia Neonatale, che provvede a distribuirlo ai piccoli pazienti della Terapia Intensiva Neonatalelatte materno

    Progetto promosso da Ospedale di Vicenza Dipartimento Materno Infantile Unità Operativa di Terapia Intensiva Neonatale.

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