• Pressione arteriosa: come e perché misurarla?

     Smiling doctor taking the heartbeat of a patientPressione arteriosa: che cos’è?

    La pressione arteriosa, quella misurata a casa propria, dal medico o dal farmacista, è la pressione che il sangue, pompato dal cuore, esercita sulle pareti delle arterie che trasportano il sangue nell’organismo.

    Perché è importante misurarla?

    Conoscere i propri valori di pressione arteriosa è fondamentale per evitare che la presenza di valori troppo alti (ipertensione) possano favorire l’infarto e l’ictus cerebrale.
    In particolare, se ad essere ipertesi sono persone già a rischio perché in sovrappeso o forti bevitori, fumatori oppure sofferenti di diabete o di malattie renali.

    Il valore della pressione arteriosa è dato da due numeri: il primo è la pressione sistolica, il secondo la diastolica.

    • La pressione sistolica, o massima, è la pressione che si rileva mentre il cuore si contrae e pompa il sangue nelle arterie
    • La pressione diastolica, o minima, è la pressione che si misura nelle arterie tra due contrazioni, mentre il cuore si rilassa per riempirsi di sangue per il battito successivo.

    I valori misurati sono espressi in millimetri di mercurio (sigla mmHg) e riportati, ad esempio, nella forma 120/80 che si legge “120 su 80”. Si considera “ottimale” una pressione che non superi i 120 mmHg per la sistolica e gli 80 mmHg per la diastolica.

    Quando è che si parla di ipertensione arteriosa?

    L’ipertensione arteriosa spesso non da sintomi e non è una malattia di per sé, ma la sua presenza aumenta il rischio di essere colpiti da ictus, infarto, insufficienza renale ed altre malattie.

    Soffriamo di ipertensione arteriosa, ovvero di pressione alta, quando i valori della pressione “sistolica” sono uguali o maggiori di 140 mmHg e quelli della pressione “diastolica ” sono uguali o superiori a 90 mmHg.

    Pressione arteriosa: come si misura?

    La misurazione della pressione arteriosa più comune è effettuata utilizzando appositi strumenti misurare la pressione del sangue dall’esterno, in modo indiretto.

    Durante tutta la misurazione della pressione, è bene seguire questa semplici regole:

    1. La persona deve essere rilassata, seduta in maniera comoda, in ambiente tranquillo, con temperatura confortevole da almeno cinque minuti.
    2. Nell’ora precedente alla misurazione della pressione non si dovrebbero assumere bevande con caffeina, né fumare da almeno un quarto d’ora (meglio sarebbe non fumare affatto!).
    3. Il braccio deve essere appoggiato ed il bracciale deve essere posizionato all’altezza del cuore.
    4. Le dimensioni del bracciale di gomma devono essere adattate a quelle del braccio del paziente. Nei bambini o negli adulti molto magri, è necessario utilizzare bracciali di dimensioni minori di quelle standard, mentre nel caso di persone molto robuste o di pazienti obesi, il bracciale dovrebbe avere una lunghezza superiore.
    5. L’ideale è effettuare almeno due misurazioni successive: se la differenza tra i valori così supera i 5 mm Hg, procedere con ulteriori misurazioni fino a che i valori misurati risultino abbastanza stabili.

    È possibile prevenire l’ipertensione arteriosa?

    Molti casi d’ipertensione arteriosa sono dovuti a stili di vita non corretti ed è su questi che è necessario intervenire.
    Ricordando che ciascuna persona se smette di fumare, segue determinate indicazioni alimentari – così da tenere sotto controllo il proprio peso – e dedica un po’ del proprio tempo ad un’attività fisica, fa del bene alla propria salute.

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    Su questo argomento leggi anche Sotto pressione. Meno sale è più salute, un libretto, a cura di Simona Giampaoli e Jeremiah Stamler, con i consigli pratici per avere cura del proprio cuore e tenere adeguatamente sotto controllo la propria pressione arteriosa.

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    L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dedica una sezione delle linee-guida per il trattamento dell’ipertensione arteriosa alle indicazioni di ordine non farmacologico utili, in particolare, per quei pazienti che non presentano fattori di rischio aggiuntivi.

    Ne riportiamo qui di seguito alcune:

    • controllare il peso corporeo,
    • contenere il consumo di alcol,
    • evitare il fumo,
    • limitare le condizioni di stress,
    • ridurre l’apporto di sale e l’uso degli alimenti che ne sono ricchi (ad esempio gli insaccati),
    • contenere il consumo di grassi animali (contengono colesterolo),
    • non abusare di liquirizia,
    • seguire una dieta ricca di magnesio e potassio (cereali, frutta, verdura, agrumi),
    • esercitare regolarmente un’attività fisica.

    Pressione arteriosa: situazioni particolari

    Misurare la pressione in caso di aritmie

    Se il cuore batte ad intervalli regolari, durante la misurazione è facile distinguere la pressione “massima” o “sistolica” (il momento in cui compare il rumore del battito cardiaco) ed una pressione “minima” o “diastolica” (ovvero il momento in cui scompare il rumore del battito cardiaco).

    Se il cuore non batte ad intervalli regolari, come in caso di aritmie o di fibrillazione atriale, non è così semplice eseguire una corretta misurazione della pressione.
    Alla luce di ciò è consigliabile interrogarsi e verificare, durante la misurazione della pressione, la presenza o meno di possibili aritmie come la fibrillazione atriale, utilizzando ad esempio apparecchi dotati di un algoritmo validato per questa rilevazione piuttosto che il tradizionale sfigmomanometro.

    La presenza di questa aritmia, può determinare una perdita di vigore nella contrazione degli atri, con un conseguente ristagno di sangue che può essere responsabile della formazione di coaguli a livello del cuore, con il possibile distacco di emboli che, se raggiungono il circolo cerebrale, possono essere causa di ictus ischemico.

    La Fibrillazione Atriale è spesso asintomatica ed è un importante fattore di rischio per ictus, per questo controllare e misurare, in modo semplice e con regolarità,  la pressione arteriosa con apparecchi che indichino nella propria destinazione d’uso la possibilità di fare uno screening della Fibrillazione Atriale,  può rappresentare un primo passo verso la prevenzione dell’ictus.

    Fonte: SIIA – Società Italiana Italiana per l’Ipertensione

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  • QUANDO E’ UTILE INTEGRARE CON I SALI MINERALI?

    QUANDO E' UTILE INTEGRARE CON I SALI MINERALI? In linea generale una corretta alimentazione è in grado di soddisfare appieno il fabbisogno giornaliero di sali minerali.  Quando invece sottoponiamo il nostro organismo a sforzi maggiori, come nel caso degli sport di endurance con prestazioni certamente superiori all’ora, che producono una notevole sudorazione, può verificarsi che il livello di questi sali minerali sia carente. Importante in questi casi assumere adeguate quantità di acqua che anche se oligominerale, permette l’introduzione di quantità fisiologiche di sali. Ci sono però momenti in cui anche la corretta idratazione non è più sufficiente ed è necessario allora ricorrere ad integratori salini, in particolare di cloro, magnesio, potassio e sodio.

    Il reintegro idrosalino è importante perchè una carenza di questi micronutrienti può portare a crampi muscolari, stanchezza e cali di pressione.

    Il magnesio è importante per la mineralizzazione dell’osso insieme al calcio e al fosforo e inoltre interviene nei processi di trasmissione dell’impulso nervoso. Il cloro regola l’equilibrio idrico insieme al sodio che a sua volta regola anche l’equilibrio acido-base. Il potassio ha le stesse proprietà del sodio e in più regola la contrazione muscolare.

    In base alla quantità di sali minerali contenuti, gli integratori si suddividono in:

    • Ipertonici quelli che hanno una concentrazione superiore ai liquidi corporei ossia > 300 mOsm/L. Questi integratori avendo un’assimilazione molto lunga non devono essere utilizzati durante lo sforzo. Sono fra la categoria meno utilizzata.
    • Isotonici quelli che hanno una concentrazione pari a quella dei liquidi corporei ossia circa 300 mOsm/L. I tempi di assimilazione sono medi e questi integratori sono usati quando lo sforzo non è così intenso ma in ogni caso si ha un’ abbondante sudorazione.
    • Ipotonici quelli che hanno una concentrazione inferiore a 300mOsm/L con tempi di assimilazione brevi. Sono gli integratori da preferire durante le competizioni soprattutto quando si parte già da una situazione di disidratazione.
    Fonte: Proaction
  • La dermatite atopica

    La dermatite o eczema è una malattia infiammatoria cronica della pelle molto comune, non se ne conosce la causa precisa ma è probabilmente il risultato di una combinazione di fattori ereditari familiari, di stimoli irritanti che possono favorire la secchezza, l’arrossamento e il prurito della pelle. Compare spesso nel 2°-3° mese per regdermatite-atopica.jpg_1064807657redire spontaneamente durante l’adolescenza o l’età adulta. All’inizio interessa il volto, collo, torace, poi si concentra maggiormente in corrispondenza di gomiti, ginocchia e polsi. Il decorso della malattia è vario con periodi di completa scomparsa (soprattutto d’estate in esposizione solare) e periodi di peggioramento (in inverno, o in seguito a infezioni).

    La dermatite è caratterizzata da chiazze rosse, che possono formare anche vescicole umide e croste, soprattutto nel bambino più piccolo, con prurito, talvolta intenso, che può provocare anche infezioni della pelle da grattamento. Per prevenirla ed attenuarne i sintomi, utile evitare alcuni fattori ambientali che possano accentuare la secchezza della pelle ed il prurito (caldo, freddo, vento, sudore). In alcuni casi il sapone irrita la pelle; per la detersione è preferibile usare detergenti delicati con base oleosa per mantenere e ripristinare film idro-lipidico cutaneo.

    Dopo il bagno, meglio tamponare la pelle delicatamente con un asciugamano di cotone senza sfregarla e spalmarla poi con creme idratanti ed emollienti, prive di profumi e conservanti; coprire il bambino lo stretto necessario (il calore aumenta il prurito). Evitare indumenti di lana e fibre sintetiche direttamente a contatto con la pelle. Tenere sempre pulite le unghie del bambino per evitare che, grattandosi, si infetti la pelle. Non esiste una terapia capace di guarire la malattia; solo nelle forme più gravi sarà il pediatra a prescrivere i farmaci più indicati (per es. creme a base di cortisteroidi). Eventuali provvedimenti dietetici vanno concordati con il pediatra così da evitare che, senza motivo, si privi il bimbo di nutrienti essenziali alla crescita.

    La dermatite da pannolinoeritema-da-pannolino

    Il pannolino trattenendo le feci e l’urina, crea un ambiente umido e caldo che favorisce la proliferazione di germi e batteri, con conseguente irritazione della pelle (comparsa di puntini rossi). E’ necessario sostituire spesso il pannolino ed eseguire un’accurata pulizia della pelle con acqua tiepida; evitare saponi e detergenti, che possono irritar
    e ulteriormente la pelle. Asciugare la cute con particolare attenzione alle pieghe. Se non sono presenti ulcere si può usare una pasta a base di ossido di zinco in strato sottile, evitare pomate grasse o assorbenti perché impediscono la traspirazione. Lasciare la zona irritata il più possibile scoperta. Talvolta sono necessari prodotti dermatologici medicati ed alcuni di questi richiedono prescrizione medica. Solitamente in 3-4 giorni il problema si risolve.

    La Crosta lattea

    La crosta lattea è uno dei disturbi più comuni nei neonati, compare sul cuoio capelluto come una desquamazione della pelle, forma una patina biancastra e uno strato più o meno evidente di crosticine. Il disturbo scompare normalmente da solo, ma si può facilitare la guarigione lavando la testa del bambino con shampoo delicato oppure utilizzando emulsioni lenitive specifiche, cercando di ammorbidire le crosticine e rimuovendole delicatamente con spazzola e pettine.crosta-lattea-shampoo

    Fonte: Istituto Negri.

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  • TECNICHE DI CORSA: LE ANDATURE

    TECNICHE DI CORSA: LE ANDATURE

    Le andature sono esercizi molto utili per scomporre la corsa in tutti i suo momenti e perfezionare quelli sbagliati. Migliorano la coordinazione, la propriocezione e la mobilità dell’atleta. E’ molto importante inserirle prima di ogni allenamento e vanno differenziate a seconda di ciò che si andrà poi ad allenare. Se l’allenamento sarà di forza, velocità o resistenza ne utilizzeremo alcune piuttosto che altre. Vanno inserite nella parte finale del riscaldamento cioè quando la muscolatura è già abbastanza calda. Sono anche molto importanti perché da qui in poi si va alla ricerca della concentrazione massima e queste devono essere fatte ascoltando le sensazioni corporee, di appoggio e spinta del piede preparando così l’atleta alla parte centrale dell’allenamento. In quest’ultima sarà di fondamentale importanza la concentrazione sul lavoro da svolgere affinchè questo riesca al meglio. Tra le andature più comuni troviamo la rullata, lo skip, la calciata sotto, sale e pepe.

    Entrando quindi nel dettaglio la rullata è una delle andature fondamentali dove la propriocezione la fa da padrona. Infatti il piede deve realmente rullare a terra partendo dal tallone, passando per la pianta e terminando con la punta. Importante quindi appoggiare di seguito tutte le varie parti del piede a terra

    Lo skip (o ginocchia alte) prevede che l’atleta corra a velocità controllata appoggiando l’avampiede a terra e successivamente portando il ginocchio verso l’alto fino ad avere 3 angoli di 90° il primo tra busto e coscia,il secondo tra coscia e gamba e il terzo tra gamba e piede.

    La calciata sotto consiste nel correre portando i talloni ai glutei con la coscia parallela al terreno e la fase di appoggio a terra deve sempre essere di avampiede e con piede reattivo al massimo.

    Sale e pepe è un andatura particolare che assomiglia ad una calciata avanti ma dove la gamba non si allontana di molto dall’asse frontale del corpo e che prevede le punte siano il più alto possibile.

    Se non avete la possibilità di farvi seguire da un allenatore (opzione sempre consigliata), sul web potrete trovare video esemplificativi per svolgere questi esercizi al meglio.

    Dott. Marcello Pavarin
    Preparatore Atletico
    Fonte: Proaction.
  • Vaccini, ecco il decalogo SIP “antibufale”

    primaIn occasione della settimana mondiale delle vaccinazioni, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la Società Italiana di Pediatria lancia il decalogo “antibufale” per smentire i più comuni falsi miti sui vaccini, un’iniziativa volta a contrastare, attraverso la corretta informazione, il calo delle coperture vaccinali.

    Il decalogo sarà distribuito in forma di manifesto  ai 10 mila pediatri associati alla SIP affinché venga esposto negli studi e negli ambulatori pediatrici a disposizione delle famiglie.

    “Il più comune falso mito è credere che le malattie infettive siano scomparse e che i vaccini siano inutili. Al contrario il calo delle vaccinazioni sta facendo riemergere malattie che credevamo debellate, come la pertosse e la difterite”, afferma il Presidente SIP Giovanni Corsello.

    Il decalogo è frutto del lavoro di un gruppo di esperti e rappresenta la prosecuzione di un percorso avviato a novembre dello scorso anno in occasioni degli Stati Generali della Pediatria.

    I vaccini, come tutte le preparazioni, sono composti da molti elementi. Oltre all’antigene ‒ cioè il principio attivo ‒ che solitamente è un microorga

    1nismo (virus o batterio) attenuato o inattivato, sono presenti un liquido di sospensione (spesso acqua distillata sterile o soluzione fisiologica sterile) e adiuvanti (generalmente sali di Alluminio, che stimolano la risposta immunitaria rendendola duratura). L’uso di conservanti a base di mercurio (timerosal) è stato completamente abbandonato nel 2002, sia per l’attenzione mediatica esplosa in quel periodo su basi poi rivelatesi infondate, sia per la scomparsa di vaccini in confezione multidose per i quali era utilizzato. Sono presenti anche stabilizzanti come albumina e gelatina, e infine antibiotici, utilizzati in dosi molto basse per prevenire la crescita batterica: i più utilizzati sono la neomicina, la kanamicina e la streptomicina (altri antibiotici a maggior rischio di allergia non sono utilizzati). Tutte queste sostanze sono presenti in quantità minimali e nella stragrande maggioranza dei casi non costituiscono alcun problema per la salute. Saltuariamente si possono verificare reazioni allergiche locali delle quali il professionista sanitario informerà prima della somministrazione.

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    Fonte: Società pediatrica italiana.

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  • Allattandovi – Banca del Latte Umano Donato di Vicenza –

    Perchè una Banca del Latte Umano?allatto

    L’allattamento al seno rappresenta la norma per l’alimentazione dei neonati sia a termine che pre-termine. Il latte della propria mamma presenta vantaggi di tipo nutrizionale ed immunologico insuperati. Vi sono, però, particolari situazioni cliniche dove il latte della mamma non è disponibile e pertanto sorge la necessità di avere a disposizione del latte umano.

    Nei bambini prematuri la somministrazione di latte umano aumenta la possibilità di sopravvivenza e ne favorisce l’accrescimento e lo sviluppo, perché fornisce tutte le sostanze nutritive di cui hanno bisogno, nella forma più assimilabile e nelle proporzioni esatte.

    Per questo motivo sorgono le Banche del Latte Umano Donato che svolgono un servizio finalizzato a selezionare le donatrici, raccogliere, controllare, trattare e conservare in condizioni di sicurezza il latte delle mamme donatrici e distribuirlo poi gratuitamente per specifiche necessità mediche.

    L’Italia risulta essere, ad oggi, uno tra i Paesi più attivi in Europa con ben 32 banche del latte operative.

    Le banche del latte, e quindi la disponibilità di latte umano donato, costituiscono un importante valore aggiunto a supporto delle terapie nei reparti di patologia nvantaggieonatale.

    Nel 2014 il Reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale S. Bortolo, in concerto con la Direzione dell’Ospedale stesso, la Direzione della Centrale del Latte di Vicenza e la Fondazione San Bortolo, hanno condiviso la volontà di realizzare anche a Vicenza una Banca del Latte. L’obiettivo del progetto è garantire il diritto al latte materno grazie alla solidarietà.

    La Banca del Latte Umano Donato AllattandoVi vede più attori operativi al suo interno.

    Il reparto di Neonatologia dell’Ospedale di Vicenza, a garanzia della sicurezza e dell’idoneità del latte materno donato, esegue accurate indagini sierologiche sulle mamme e scrupolosi controlli microbiologici sul latte. Le mamme donatrici vengono istruite e dotate del materiale necessario al prelievo del latte.

    Il latte donato viene poi ritirato presso il domicilio della mamma da personale formato della Croce Bianca di Vicenza che lo consegna alla Centrale del Latte di Vicenza, qui, nel laboratorio BLUD specializzato, viene pastorizzato e congelato.

    Viene poi riconsegnato al personale della Croce Bianca di Vicenza che lo porta in Ospedale per essere affidato al personale dedicato in servizio presso la Patologia Neonatale, che provvede a distribuirlo ai piccoli pazienti della Terapia Intensiva Neonatalelatte materno

    Progetto promosso da Ospedale di Vicenza Dipartimento Materno Infantile Unità Operativa di Terapia Intensiva Neonatale.

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  • PROBLEMI ALLA VISTA: COME CONTRASTARLI IN MODO NATURALE

    Problemi alla vista: come contrastarli in modo naturale

    COME PROTEGGERE I NOSTRI OCCHI IN MODO NATURALE

    L’occhio è l’organo di senso preposto alla ricezione degli stimoli luminosie delle immagini che, elaborate a livello celebrale, danno luogo all’esperienza visiva. Proprio per la cruciale importanza di questi organi, è fondamentale prevenire o limitare per quanto possibile eventuali problemi alla vista. Non a caso si sente spesso dire che l’occhio è lo specchio dell’anima, questo perché essi sono l’espressione del mondo interiore. Infatti ogni sguardo è un libro aperto verso la vita interiore e, talvolta, racconta la persona stessa: uno sguardo luminoso può manifestare serenità e buona disposizione verso il prossimo; uno cupo può indicare difficoltà emotive, mentre un’espressione con pupille dilatate (e magari la bocca sempre aperta) può indicare stupore. Per questa, e molte altre funzioni, è quindi fondamentale tutelare e proteggere il nostro sguardo.

    La vita di tutti i giorni pretende moltissimo dai nostri occhi e molte situazioni possono favorire l’insorgenza di piccoli o grandi problemi alla vista: se si lavora al computer, per esempio, gli occhi devono adattarsi a diversilivelli di contrasto e luminosità; mentre se si portano lenti a contatto viene a ridursi la quantità di ossigeno che raggiunge la cornea, limitando così la normale produzione di liquido lacrimale.

    Anche uno studio o una lettura eccessivi, eseguiti spesso in spazi chiusi e ristretti con luci artificiali, possono affaticare molto gli occhi e, col tempo, causare lo sviluppo di problemi alla vista; infine, agenti esterni comepolveri e sporcizia possono provocare infezioni a questi delicatissimo organi. Non sorprende, quindi, che i nostri occhi soffrano e inizino a lacrimare, bruciare e arrossarsi.

    3 PIANTE UTILI CONTRO I PROBLEMI ALLA VISTA

    Un importante supporto per la cura dei nostri occhi può arrivare anche dal mondo naturale. Esistono infatti alcuni prodotti fitoterapici che possono essere molto utili per la vista: il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus), il cui estratto può favorire un «aumento della resistenza e della permeabilità dei capillari, con azione specifica degli enzimi della retina» (A. Bruni, M. Nicoletti, Dizionario ragionato di erboristeria e di fitoterapia, Padova 2003), può avere un’azione beneficasulla vista, mentre la Vite rossa (Vitis vinifera) «viene in aiuto con i suoi bioflavonoidi», sostanze che possono favorire «il benessere della retina» (Le dieci erbe indispensabili. I rimedi verdi da tenere sempre in casa per curare ogni genere di disturbo, a cura di G. Maffeis, Milano 2014).

    Infine l’Ippocastano (Aesculus hippocastanum) «noto per la sua azione venotonica […] riduce anche la fragilità capillare» (F. Perugini Billi, Manuale di fitoterapia, Azzano San Paolo 2004).

    LE REGOLE PER PRESERVARE IL BENESSERE DEGLI OCCHI

    Come ogni singola parte dell’organismo umano, gli occhi sono organi di straordinaria importanza, per questo è necessario prendersi sempre cura di essi. Oltre a sottoporsi a una visita oculistica annualmente, per mitigarebruciore e secchezza temporanee ci si può avvalere per esempio di lacrime artificiali, utilizzabili anche quando si portano lenti a contatto, mentre per ridurre l’affaticamento è indispensabile fare ginnastica oculare e tenere puliti gli occhi. Ancora, indossare occhiali da sole può proteggere gli occhi da polveri o da pollini durante il periodo primaverile, nelle giornate ventose e in spiaggia. Ma anche chi si trova in luoghi al riparo da vento e polveri può comunque ritrovarsi con gli occhi affaticati: l’aria estremamente asciutta di certi ambienti può infatti provocare rossore e secchezza. Si tratta, tutto sommato, di piccoli accorgimenti finalizzati alla protezioni di organi fondamentali!

    Fonte: Dr Giorgini.

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  • COLAZIONE SI O NO?

    La colazione del mattino ricopre un ruolo molto importante per il nostro organismo, questo perché avviene  dopo diverse ore di digiuno notturno ed è proprio in questa frazione che abbiamo  bisogno di “carburante” per ripartire. Per fare una buona colazione la strategia vincente sta nel dedicarle il giusto tempo: alzandosi dieci minuti prima, non solo si ha il tempo di svegliarsi e di sentire la sensazione di appetito conseguente al digiuno notturno, ma anche di iniziare la giornata in modo non frenetico.

    Una colazione assente o insufficiente innesca un meccanismo che ci porterà ad essere affamati alla merenda della metà mattina, di conseguenza a pranzo non avremo fame, la merenda pomeridiana sarà di nuovo eccessivamente abbondante e la cena scarsa. In sostanza si sposta il bilancio nutrizCOLAZIONE SI O NO?ionale negli spuntini a scapito dei pasti che devono essere principali.

    Gli alimenti più indicati nella nostra tradizione per la colazione sono il latte o lo yogurt con i cereali come il pane, le fette biscottate, i biscotti; marmellata o miele; un frutto o una spremuta d’arancia.

    I consumatori abituali di un’ adeguata prima colazione sembrano essere meno predisposti al sovrappeso e all’obesità.  Gli adolescenti normopeso che la saltano spesso andranno più facilmente, in età adulta, incontro all’aumento dell’ indice di massa corporea.  Ancora, i soggetti che consumano con regolarità il primo pasto della giornata, includendo in esso cereali integrali a basso indice glicemico e frutta, hanno rivelato una significativa riduzione di fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, il diabete mellito, la dislipidemia ed il sovrappeso. Nonostante gli effetti benefici della prima colazione siano ampiamente dimostrati, solo pochi di noi sono abituati a consumarla regolarmente e, di questi, la maggioranza non si concede un pasto adeguato dal punto di vista qualitativo e quantitativo per affrontare la giornata, limitandosi ad un caffè o al massimo ad un cappuccino.

    Ci ritroviamo così senza volerlo in un bel  “circolo vizioso” determinato proprio dall’eliminazione del primo pasto della giornata : saltando la colazione al mattino i livelli di glucosio nel sangue (glicemia) calano al di sotto della norma, si avverte fame e mancanza di energia; di conseguenza andremo a cercare carboidrati ad alto indice glicemico (snack, cioccolato, biscotti in tarda mattinata, pasta e pane in abbondanza a pranzo e/o cena) che provocano un immediato aumento dei livelli di glucosio nel sangue, con conseguente rilascio dell’insulina prodotta dalle cellule beta del pancreas per ovviare all’innalzamento della glicemia. L’insulina a questo punto farà il suo bel lavoro, ovvero determinerà un repentino abbassamento dei livelli di glucosio nel sangue che indurrà nuovamente l’assunzione di alimenti ad alto indice glicemico. Queste fluttuazioni accentuate , questi  “spike” della glicemia ed i conseguenti picchi insulinici durante l’arco delle 24 ore possono determinare per il nostro organismo un maggior rischio di sviluppare resistenza all’insulina e diabete mellito di tipo 2. Allora è  evidente che il salto della prima colazione è un’abitudine che dobbiamo assolutamente perdere per rimanere sani e informa.

    Dott. Andrea Zonza
    Biologo Nutrizionista – R&D ProAction
  • DISINTOSSICARSI IN PRIMAVERA CON LA FITOTERAPIA

    Disintossicarsi in primavera con la fitoterapia

    ALCUNE PIANTE POSSONO AIUTARE IL LAVORO DEI RENI, I “FILTRI” DEL NOSTRO ORGANISMO

    La primavera, secondo la Medicina Tradizionale Cinese, è la stagione in cui tutto ha inizio e la natura “risorge” a nuova vita.

    Il nostro corpo, tuttavia, può risultare affaticato dalle scorie accumulate durante l’inverno a causa di:

    • maggiore sedentarietà;
    • una dieta troppo ricca.

    Gli organi deputati allo smaltimento di queste scorie, i cosiddetti organi emuntori, possono dunque essere sottoposti a un superlavoro e faticare a smaltire le tossine in eccesso, che si accumulano nell’organismo.

    Tra gli organi più sollecitati da questa attività di pulizia ricordiamo il fegato e i reni.

    Per questo motivo, proprio al cambio di stagione, può essere utile seguire una dieta disintossicanteall’occorrenza fare ricorso ad integratori specifici per depurare il fegato, e prodotti per favorire anche ladepurazione renale.

    Il ruolo svolto dai reni è infatti di estrema importanza dal momento che questi provvedono, tramite le vie urinarie, all’eliminazione di una grande quantità di sostanze dannose, tossiche o residuali, che provengono dal metabolismo dei tessuti per mezzo del fegato.

    Quando i reni non funzionano correttamente, le tossine si accumulano, insieme a tutti i liquidi in eccesso che l’organismo non riesce a espellere.

    Come depurare i reni in modo naturale h2

    Tra i principali fattori che possono affaticare i reni ricordiamo:

    • uno scarso apporto di liquidi (meno di un litro di acqua al giorno);
    • eccessiva introduzione di sodio con l’alimentazione;
    • eccessiva introduzione di proteine animali (carni rosse e grasse);
    • alimentazione ricca di prodotti industriali confezionati con additivi e conservanti, coloranti ecc.;
    • assunzione di alcuni farmaci.

    Per aiutare i reni nel loro compito di veicolare all’esterno gli scarti accumulati, può essere un valido supporto, in alcuni periodi, un’integrazione mediante prodotti naturali a base di  piante come:

    • parietaria, betulla bianca, bucco, ortica funzionamento delle vie urinarie e il drenaggio dei liquidi corporei;
    • ortica, aparine e coclearia che sostengono le funzioni depurative dell’organismo.

    Un ulteriore supporto può arrivare dall’assunzione di prodotti a base di potassio ed arricchiti con estratti di piante (come l’ananas, che aiuta il drenaggio dei liquidi corporei), sali minerali e vitamine.

    L’equilibrio tra sodio e potassio all’interno del corpo umano è infatti fondamentale per evitare un accumulo di liquidi nelle cellule. Tenendo conto del fatto che con la dieta è più facile assumere sodio in eccesso, questo equilibrio può facilmente risultare alterato e provocare ritenzione idrica. L’assunzione di potassio può dunque risultare utile per ristabilire questo equilibrio e può aiutare il nostro fisico a smaltire i liquidi in eccesso favorendo, di conseguenza, la depurazione.

    Il nostro Laboratorio produce un Depurativo Drenante liquido che aiuta l’organismo a depurarsi e a disintossicarsi dal periodo invernale!

    Chiedi informazioni ai farmacisti!

    Fonte Dr. Giorgini.

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